Tutto era nato da un tweet di Pocan: “Retribuire i dipendenti con 15 dollari l’ora non vuol dire che si tratti di un posto di lavoro all’avanguardia, soprattutto se li costringi a fare la pipì nelle bottiglie di plastica”, aveva scritto infatti il dem, riferendosi alla cifra a cui negli Stati Uniti i democratici vorrebbero portare il salario minimo.
Dopo aver respinto seccamente per settimane le affermazioni del membro del Congresso, Amazon alla fine ha ammesso che a volte i suoi autisti, pur di fare in fretta nella consegna delle merci, sono costretti a urinare nelle bottiglie. L’azienda ha ammesso anche la sua responsabilità, sottolineando come aver negato sia stato “un autogol”.
L’ammissione e le scuse di Amazon
“Sappiamo – ha ammesso Amazon in una nota postata su un blog – che a volte i nostri guidatori possono avere problemi nel trovare la toilette a causa del traffico o a volte perché percorrono strade in zone rurali, e questo specialmente nel periodo della pandemia quando molti bagni pubblici sono stati chiusi”.
Una risposta ben differente dalla prima reazione al tweet di Pocan in cui Amazon aveva ironizzato: “Veramente crede che facciano la pipì nelle bottiglie? Se fosse così nessuno lavorerebbe per noi”.