Rischiano 5 anni di galera gli attivisti pro-democrazia di Hong Kong
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Rischiano 5 anni di galera gli attivisti pro-democrazia di Hong Kong

I nove sono stati riconosciuti colpevoli di aver organizzato assemblee e raduni 'illegali'. La loro reazione: "Siamo molto orgogliosi anche se dobbiamo andare in prigione per questo"

Attivisti Hong Kong
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1 Aprile 2021 - 10.05


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Un altro schiaffo alla democrazia è quello che sta per realizzarsi a Hong Kong: rischiano fino a cinque anni di carcere i nove attivisti riconosciuti colpevoli di aver organizzato assemblee e raduni ‘illegali’ nel corso delle proteste per la democrazia nel 2019.

Fra gli imputati ci sono alcuni dei più importanti attivisti pro-democrazia di Hong Kong, molti dei quali sono sostenitori della non-violenza che hanno trascorso decenni a fare invano campagne per il suffragio universale.

Sono l’ultimo gruppo di figure democratiche ad essere perseguite mentre la Cina sovrintende ad una vasta repressione del dissenso dopo sette mesi consecutivi di proteste democratiche nell’hub finanziario.

Tra di loro Martin Lee, un avvocato di 82 anni che è stato scelto da Pechino per aiutare a scrivere la mini-costituzione di Hong Kong, e Margaret Ng, un avvocato di 73 anni ed ex membro dell’opposizione.

Anche il magnate dei media Jimmy Lai, attualmente in custodia dopo il suo arresto in base alla nuova legge sulla sicurezza nazionale di Pechino, è tra i colpevoli, come Leung Kwok-hung, un politico dell’opposizione conosciuto con il suo soprannome “Capelli lunghi”, anche lui detenuto con accuse di sicurezza nazionale.

La dichiarazione di colpevolezza è stata accolta con toni di sfida: “Siamo molto orgogliosi anche se dobbiamo andare in prigione per questo”, ha detto ai giornalisti Lee Cheuk-yan, un ex deputato e leader dei lavoratori. “Continueremo a marciare, non importa cosa ci aspetta in futuro”.

Dei nove, oggi sette sono stati trovati colpevoli di aver organizzato e partecipato consapevolmente a un’assemblea non autorizzata. Altri due si erano precedentemente dichiarati colpevoli.

Il gruppo è stato perseguito per aver organizzato un’assemblea non autorizzata il 18 agosto 2019 – una delle più grandi ad Hong Kong quell’anno, quando la gente è scesa in strada per chiedere democrazia e maggiore responsabilità della polizia.

Gli organizzatori hanno dichiarato che hanno partecipato 1,7 milioni di persone – quasi uno su quattro dei residenti di Hong Kong – anche se questo numero è stato difficile da verificare in modo indipendente.

Nel suo verdetto, il giudice distrettuale AJ Woodcock ha indicato di essere incline a chiedere il massimo della pena e ha detto che il fatto che la marcia fosse pacifica non era una difesa.

“Non può essere giusto per un trasgressore sostenere che anche se il suo atto non era autorizzato … ma perché era in definitiva pacifico e non c’era violenza non dovrebbe essere arrestato, perseguito o condannato”, ha scritto. 

La sentenza verso il gruppo sarà emessa il 16 aprile e a coloro che non sono già detenuti con accuse separate è stata concessa la cauzione a condizione che consegnino i loro passaporti e rimangano a Hong Kong. 

 

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