Arrestato il rapper catalano Pablo Hasel: l'accusa è apologia di terrorismo e ingiurie alla Corona
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Arrestato il rapper catalano Pablo Hasel: l'accusa è apologia di terrorismo e ingiurie alla Corona

Da venerdì l'indipendentista si era barricato nell'Università di Lerida, da dove invitava lo Stato a "mostrarsi con il suo vero volto, quello di una finta democrazia"

Il rapper Pablo Hasel
Il rapper Pablo Hasel
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16 Febbraio 2021 - 09.12


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Era barricato da venerdì all’interno dell’Università di Lérida, in Catalogna, per sfuggire alla pena di nove mesi di carcere dopo l’accusa di esaltazione del terrorismo e ingiurie alla corona.

Il rapper indipendentista continuava a far parlare di sé, del suo caso che nei giorni scorsi ha aperto un dibattito non solo all’interno della Spagna: così, questa mattina, la polizia ha deciso di irrompere nell’edificio, porre fine alla vicenda e arrestarlo. 

Hasel, all’anagrafe Pau Rivadulla, classe ’88 originario della città catalana dove cercava rifugio, uno dei quattro capoluoghi di provincia, si sarebbe dovuto presentare volontariamente in commissariato alle 20 di venerdì scorso.

Non lo ha fatto, ritenendo “un’umiliazione indegna” la sentenza che lo ha condannato, come ha spiegato su Twitter.

Alcuni tweet e testi delle sue canzoni sarebbero state ritenute offensive nei confronti della corona spagnola. Come, ad esempio, la canzone “Juan Carlos el Bobón”, che senza la “r” fa perdere alla parola tutta la sua regalità trasformandola in “sciocco”.

O anche l’ultimo video, apparso su YouTube proprio venerdì e visualizzato da oltre 200mila persone, dove viene ripreso l’attuale sovrano Felipe VI inneggiare alla libertà di espressione come arma essenziale per costruire una democrazia.

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Frasi che stonano, per rimanere in tema, con la vicenda di Hasel che nel videoclip canta: “Senti tiranno, non ce n’è solo per tuo padre. Che il grido repubblicano trapani il tuo timpano. Amo l’oppresso, odio il regno oppressore”.

Il rapper catalano attendeva che i Mossos d’Esquadra lo andassero a prendere con la forza, ma per questo serviva un mandato d’arresto (o di “sequestro”, come lui stesso lo definisce) emanato dall’Audiencia Nacional, il tribunale che si occupa dei reati legati al terrorismo nell’intero Paese. Situazione che si è concretizzata questa mattina poco prima dell’alba, quando gli agenti si sono trovati di fronte le porte dell’Università delle barricate “per impedirci l’accesso”, fanno sapere dalla polizia. Hasel li attendeva, “mi vengano a prendere, così lo Stato si mostrerà con il suo vero volto, quello di una finta democrazia”, aveva dichiarato a l’Afp venerdì scorso.

Per tali reati non è previsto il carcere, ma Hasel ne ha accumulati altri e per questo la sua pena è risultata più dura.

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La questione è diventata oggetto di dibattito pubblico, provocando la mobilitazione di artisti e personalità di spicco della cultura. Come il manifesto firmato, tra gli altri, da Pedro Almodóvar, Javier Bardem, Joan Manuel Serrat, Luis Tosar e il rapper Valtonyc, autoesiliato in Belgio dove attende l’estradizione mentre la Spagna vorrebbe il suo rimpatrio per processarlo con la stessa accusa rivolta a Hasel. 

“Nessuno dovrebbe essere condannato penalmente per twittare o cantare qualcosa di sgradevole o scandaloso. Chiediamo da anni che si elimini il delitto di apologia del terrorismo dal Codice penale. Crediamo che anche le ingiurie alle istituzioni dello Stato debbano sparire. fare rap non è un delitto”, è stato il commento della branca spagnola di Amnesty International, che si sta battendo sulla questione. 

Anche la politica è dovuta, gioco forza, intervenire sulla vicenda. Il presidente socialista Pedro Sanchez ha promesso di porre mano quanto prima possibile alla revisione dei reati legati alla libertà di espressione, tenendo così a escludere gli “eccessi verbali” partoriti durante le manifestazioni artistiche. Il reato di apologia al terrorismo era stato ideato per colpire gli estremisti, specialmente quelli baschi dell’Eta, e nel 2015 una riforma lo ha reso ancora più stringente. Ora, la promessa di una revisione della legge, che tarda ad arrivare. La politica si schiera con il rapper: “In democrazia nessuno dovrebbe andare in carcere per delitti di opinione”, ha detto il vicepresidente, Pablo Iglesias. Nel frattempo, Hasel è stato catturato, ma non si arrende: “Non ci fermeranno! Non ci piegheranno!”, grida mentre viene portato via. 

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