La rete diplomatica da Parigi a Il Cairo dietro la liberazione dei pescatori di Mazara
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La rete diplomatica da Parigi a Il Cairo dietro la liberazione dei pescatori di Mazara

Una rete che va da Parigi fino al Cairo passando anche per l'ambasciatore Usa in Libia.

Pescatori liberati
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17 Dicembre 2020 - 16.00


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Dietro la liberazione dei pescatori mazaresi prigionieri per più di 100 giorni in Libia ci sono una serie di movimenti tra Parigi, Il Cairo, Roma e Tripoli. Giuseppe Buccino, ambasciatore italiano in Libia, ha incontrato il ministro della Difesa del governo Sarraj, Salah Al-Din Al-Namroush, per parlare delle “misure da adottare per attivare l’accordo di cooperazione tecnico-militare”, firmato a inizio mese a Roma, e anche degli ultimi sviluppi in Libia e di questioni di “reciproco interesse”.
Ed è di due giorni fa la visita ‘privata’ a Roma del premier libico Fayez al Serraj, che non avrebbe avuto contatti con autorità italiane, ma, con rappresentanti di alcuni Paesi della regione coinvolti nella crisi libica.
Al-Namroush il 6 dicembre scorso diceva a Il Giornale di aver consigliato al governo italiano di chiedere la mediazione della Francia per la liberazione dei pescatori di Mazara del Vallo perché “il loro ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ha buoni rapporti con Haftar”. Proprio in Francia, da Emmanuel Macron, il 7 dicembre c’era il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Si tratta della visita che ha suscitato le polemiche per la Legion d’onore concessa al presidente dell’Egitto, dove nel 2016 è stato torturato e ucciso al Cairo il ricercatore friulano Giulio Regeni. Ma quella visita è stata anche l’occasione per il presidente francese per parlare della Libia con al-Sisi.  
La notizia della liberazione dei pescatori è arrivata inoltre all’indomani di un colloquio al Cairo tra al-Sisi e il principe ereditario di Abu Dhabi e vice comandante supremo delle forze armate, Mohammed Bin Zayed Al Nahyan. Egitto, Emirati Arabi Uniti (e Russia) sono considerati i Paesi con maggiore influenza su Haftar. E durante il colloquio, ha fatto sapere la presidenza egiziana come ha scritto il giornale Al Ahram, al-Sisi e Al Nahyan hanno parlato anche di Libia.
Sempre ieri era invece a Misurata l’ambasciatore americano per la Libia, Richard Norland, per colloqui (distinti) con il vice premier Ahmed Maiteeg e il ministro degli Interni Fathi Bashagha. Faccia a faccia incentrati sul dialogo intralibico e per “sostenere il processo a guida Onu”, come si legge in una nota dell’ambasciata. Norland ha sottolineato “l’importanza per i libici di trovare compromessi adeguati nel quadro del Forum di dialogo politico libico e attuare la road map per le elezioni” annunciate per il dicembre 2021. “Uno degli obiettivi della mia visita era vedere come gli Stati Uniti possano contribuire a mantenere lo slancio positivo nella giusta direzione”, ha detto Norland, sollecitando “tutti i libici a lavorare insieme, trovare compromessi adeguati e sostenere la strada verso le elezioni e verso una Libia unita e stabile”.

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