Il recordman dell'apnea Pelizzari si racconta: "Mamma mi portò in piscina per sconfiggere la paura dell'acqua"
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Il recordman dell'apnea Pelizzari si racconta: "Mamma mi portò in piscina per sconfiggere la paura dell'acqua"

Il signore italiano degli abissi si racconta al Corriere della Sera: "A meno 150 metri di profondità mi guardo dentro, cerco il mio io.

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15 Luglio 2020 - 12.38


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È il signore degli abissi, il recordman dell’apnea: Umberto Pelizzari nel 1999 ha raggiunto i meno 150 metri di profondità, in in 2’57’’: tuttora un limite invalicabile. Al Corriere della Sera si è raccontato e ha descritto cosa si prova in quel mondo sommerso: “Spesso mi chiedono cosa si vede laggù. Forse l’unica risposta è che non si scende in apnea per vedere, ma per guardarsi dentro. Negli abissi cerco il mio io. È un’esperienza mistica, ai confini col divino”.

«Le pulsazioni rallentano, il corpo svanisce, ogni sensazione galleggia dentro nuove forme. Resta solo l’anima, come detto. È un lungo tuffo che sembra assorbire l’universo. Ogni volta risalire è una scelta: sono io che torno a riappropriarmi della mia dimensione umana per venire di nuovo alla luce. Il primo respiro nel riemergere è come il primo respiro fatto quando sono uscito dal ventre di mia madre».

La sua passione inizia da piccolo, ironia della sorte, proprio per la paura dell’acqua.

«Disputavo gare, ma in orizzontale non ero granché. Avevo cominciato perché temevo l’acqua: fu mia madre a spedirmi in piscina. Al nuoto orizzontale spesso arrivi perché qualcuno lo stabilisce per te. A quello verticale, invece, approdi perché vuoi metterti alla prova».

Da “sconosciuto” di Busto Arsizio è arrivato a battere Pipin Ferreras, “il cubano che si dice abbia imparato ad andare sott’acqua ancora prima di camminare”. Ma non solo.

«Il record dei 150 metri, invece, è una pietra miliare. I 50 metri furono di Enzo Maiorca, i 100 di Jacques Mayol, i 150 sono miei: puoi dimenticare tutto quello che sta in mezzo».

Da amante delle profondità marine, Pelizzari dice la sua sul nostro rapporto col mare.

«Non ci rendiamo conto di quanto sia importante, gli manchiamo di rispetto: una sana educazione ambientale non guasterebbe. Il mare sa rigenerarsi e ripartire, ma non so per quanto tempo potrà farlo se non gli daremo tregua».

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