Razzismo in Israele: ultras di estrema destra minacciano il calciatore perché si chiama "Mohamed"
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Razzismo in Israele: ultras di estrema destra minacciano il calciatore perché si chiama "Mohamed"

La tifoseria vorrebbe fargli cambiare nome perché "troppo islamico", nonostante lo sportivo sia di origini nigeriane e religione cristiana

Ali Mohamed
Ali Mohamed
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14 Giugno 2019 - 13.07


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Gli ultras di estrema destra del Beitar Jerusalem, una delle più importanti squadre del campionato israeliano, vorrebbero che il calciatore Ali Mohamed cambiasse nome perché è “troppo musulmano”, anche se il neoacquisto del club, stella del calcio locale, ha origini nigeriane ed è di religione cristiana. “Mohamed” però proprio non è piaciuto ai tifosi, che hanno anche inviato minacce al presidente della squadra.
Tifoseria violenta – Si tratta di una storia di ordinaria xenofobia per il gruppo ultras “La Familia”, storicamente legato ad ambienti malavitosi e di estrema destra. Il Beitar Gerusalemme, sin dalla fondazione della tifoseria organizzata nel 2005, è spesso stato al centro di episodi di razzismo e discriminazione nei confronti del mondo islamico. Lo stesso club, per giunta, ha ricevuto il divieto dei tifosi di acquistare giocatori di religione musulmana o di origini arabe al fine di non “rovinare la purezza dei valori politici che la squadra esprime”, spiegano gli ultras sul loro profilo facebook. Anche lo stadio, il “Teddy” di Gerusalemme, è soprannominato “Inferno” proprio per il clima ostile, violento e razzista nei confronti delle tifoserie avversarie. Alla “Familia” appartengono esponenti di ogni ceto sociale e di ogni età: in una retata del 2016 furono arrestate 50 persone, fra cui diversi minorenni e 9 membri dell’esercito, dopo un assalto con le asce contro la tifoseria rivale dell’Hapoel Tel Aviv. Fra i tifosi del Beitar ci sono anche nomi importanti: su tutti Benjamin Netanyahu, primo ministro d’Israele, e Reuven Rivlin, capo dello Stato ebraico e ex consulente legale del club. 

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Un soprannome – Molti supporter del Beitar hanno reagito condannando duramente le posizioni della tifoseria più estremista, tanto da costringere La Familia a ritrattare le proprie dichiarazioni. “Sentiamo il bisogno di chiarire che noi accogliamo i nuovi arrivati – si legge sul comunicato pubblicato dagli ultras su Facebook – e diamo il benvenuto a chiunque faccia il bene del nostro club. Quasi tutti i calciatori, però, hanno anche un soprannome. Ad esempio Messi è “la pulce” e Mohamed Salah è “momo”. Noi daremo un soprannome a Ali Mohamed”. Il post ha ricevuto centinaia di reazioni negative da parte dei tifosi della squadra ebraica, che hanno definito “disgustosi”, “vergognosi” e “razzisti” gli ultras.

Minacce alla dirigenza – Non si è salvato nemmeno il presidente della squadra, che ha ricevuto minacce di morte sia scritte che telefoniche da alcuni esponenti del mondo ultras. Non è la prima volta che accade: il Beitar ha cambiato 3 presidenti in 6 anni a causa delle fortissime pressioni che la tifoseria esercita sulle decisioni della dirigenza. Il mercato della squadra deve ad esempo passare al vaglio degli ultras, che possono approvare o rifiutare i calciatori. Nel caso di Mohamed, prima dell’approvazione, i tifosi hanno svolto una “approfondita indagine su possibili collegamenti fra lo sportivo e il mondo musulmano”, spiegano gli ultras.

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Acquisto oneroso – Ali Mohamed è stato pagato 2.5 milioni di dollari, una cifra molto alta per il campionato locale. A soli 23 anni ha vinto il premio di miglior giocatore della Premier League israeliana ed è considerato uno dei maggior talenti del calcio locale. Dopo il settimo posto dell’ultimo campionato, il Beitar Gerusalemme ha acquistato il calciatore con l’obiettivo dichiarato di riconquistare la vetta della classifica.

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