Svolta in Venezuela: il Parlamento europeo riconoscerà Guaidò presidente
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Svolta in Venezuela: il Parlamento europeo riconoscerà Guaidò presidente

Dopo aver respinto la proposta al dialogo di Maduro, il leader dell'opposizione Juan Guaidò sarà riconosciuto presidente dal Parlamento europeo.

Juan Guaidò
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31 Gennaio 2019 - 10.09


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Nella giornata odierna, Juan Guaidò verrà riconosciuto dal Parlamento europeo come presidente legittimo del Venezuela. Il leader dell’opposizione respinge l’apertura al dialogo di Maduro, chiamando i venezuelani in piazza per chiedere elezioni libere. Guaidò inoltre ha in programma incontri segreti con i militari per convincerli a ritirare il loro sostegno a Maduro e appoggiare il nuovo corso.
Il “falso dialogo” proposto mercoledì da Nicolas Maduro è stato respinto e migliaia di persone in tutto il Paese sono scese in piazza per esigere elezioni presidenziali con garanzie internazionali e l’apertura di canali umanitari. In un’intervista all’agenzia russa Ria Novosti, Maduro era tornato ad offrire un dialogo con l’opposizione, precisando però che non intende dimettersi dal suo incarico e proponendo invece elezioni legislative (non presidenziali) anticipate. Sempre mercoledì, il presidente ha moltiplicato gli interventi, incontrando l’alto comando militare e rappresentanti di chiese evangeliche e annunciando investimenti milionari in infrastrutture per abbellire le città del paese.
Da Mosca ha provato a dargli manforte il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, che ha accolto il richiamo al dialogo di Maduro e ha chiesto all’opposizione “di mostrare un approccio egualmente costruttivo, ritirare gli ultimatum e agire indipendentemente sotto la guida degli interessi del popolo venezuelano”. Da Washington però, Carlos Vecchio, l’incaricato d’affari nominato negli Usa da Guaidò, ha fatto sapere che l’opposizione è interessata ad un eventuale dialogo “solo per negoziare l’uscita dalla dittatura”.
Interrogato sull’offerta di mediazione portata avanti da Paesi come Messico e Uruguay, Vecchio ha accusato Maduro di aver “manipolato la parola dialogo per anni solo per dare ossigeno al suo regime”, e per questo è necessario respingere “falsi dialoghi”. Donald Trump, da parte sua, ha confermato il suo appoggio a Guaidò, con il quale ha parlato personalmente al telefono, mentre il suo governo ha continuato a trasferire gli asset e i conti dello Stato venezuelano negli Usa dalle autorità di Caracas a Guaidò stesso, che Washington riconosce come presidente legittimo del Venezuela. Dall’altra parte dell’Oceano, il titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi, spiegando in Senato la posizione del governo dopo le tensioni tra Lega e Cinque Stelle, ha riferito che l’Italia è pienamente allineata con l’Unione Europea sulla questione.
“L’Ue, con il pieno sostegno di Roma, ha sempre insistito su cinque punti: il pieno ripristino e rispetto dei poteri dell’Assemblea Nazionale, che fossero indette elezioni presidenziali credibili, il rilascio di tutti i prigionieri politici, la piena garanzia della libertà di informazione ed espressione, l’apertura di corridoi umanitari”, ha spiegato in dettaglio il capo della diplomazia italiana, evitando tuttavia di citare il termine ultimo degli 8 giorni per convocare le elezioni fissato sabato scorso da Berlino, Parigi, Madrid e Londra. E a tre giorni dalla scadenza dell’ultimatum a Maduro, il governo greco ha espresso il suo dissenso riguardo alla posizione comune del blocco. Il ministro per gli Affari europei Giorgos Katrougalos ha detto che Atene non vuole “un’altra Libia” in Sud America. Per questo, è la linea del governo Tsipras, è necessario che l’Ue assuma “un ruolo di mediazione” per “non farsi trascinare dalle iniziative di altre grandi potenze”.
Posizione applaudita in Italia dai pentastellati, con i senatori M5S della Commissione Affari Esteri che hanno espresso “soddisfazione per la decisione della Grecia di respingere la logica dell’ultimatum e di proporsi in un ruolo di mediazione con Messico e Uruguay”.

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