Il capo talebano che ordinò l'attentato a Malala ucciso in un raid
Top

Il capo talebano che ordinò l'attentato a Malala ucciso in un raid

Il Mullah Fazlullah, nemico pubblico numero uno in Pakistan, è stato ucciso, colpito dai razzi sparati da un drone statunitense in territorio afghano

Malala Yousufzai
Malala Yousufzai
Preroll

globalist Modifica articolo

15 Giugno 2018 - 19.46


ATF

Ha fatto la fine di tanti terroristi: dopo aver ucciso o fatto uccidere tante persone è arrivato il suo giorno: organizzò sanguinose stragi e, prima di diventare il capo, ordinò di assassinare l’adolescente Malala, sopravissuta miracolosamente a un proiettile in testa e insignita con il Nobel per la Pace. Il responsabile di tutto questo, il leader dei talebani pachistani (Ttp), il Mullah Fazlullah, nemico pubblico numero uno in Pakistan, è stato ucciso, colpito dai razzi sparati da un drone statunitense in territorio afghano, in provincia di Kunar, a ridosso di quel confine che il feroce terrorista aveva varcato tante volte.
Un’operazione congiunta Usa-Afghanistan compiuta uno o due giorni fa, della quale si è affrettato a dare conferma il ministero della difesa afghano, dopo che in passato già alcune volte Fazlullah era stato dato per morto. Per gli Stati Uniti il portavoce delle forze congiunte, col. Martin O’Donnell, ha solo confermato che l”Emiro’ era il bersaglio di un attacco da parte di un drone. Fonti militari hanno detto che il compound dove si riteneva si nascondesse era stato centrato. I talebani del Ttp (Tehrik-i-Taliban) per ora non hanno commentato. Con una taglia di cinque milioni di dollari del Pentagono sulla testa, Fazlullah era braccato dalle forze militari americane, pachistane e afghane. Potente, sanguinario e temuto, 44 anni, parallelamente alla carriera ‘militare’ si era fatto largo con la voce, da fanatico e violento predicatore alla radio, e veniva per questo soprannominato ‘Radio Mullah’. Da capo della milizia talebana della Valle dello Swat, nel nord-ovest del Pakistan, fu lui a ordinare di uccidere Malala Yousafzai, quindicenne che sul suo blog difendeva il diritto all’istruzione per le ragazze e denunciava le intimidazioni e la violenza dei talebani nella valle. Il 9 ottobre del 2012 i terroristi le spararono alla testa mentre tornava a casa in pulmino dopo la scuola.
Fra la vita e la morte, è stata curata a Birmingham, in Inghilterra, e una volta guarita, è divenuta testimonial contro la violenza jihadista e voce delle donne senza voce dalle profondità del mondo islamico. Ha parlato al mondo dal Palazzo di Vetro dell’Onu e nel 2014 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace. In ‘esilio’ da cinque anni, Malala solo di recente è tornata a rivedere i fiumi e le montagne della sua Swat Valley di cui aveva una nostalgia insopprimibile. Nel frattempo Fazlullah, nel novembre 2013, aveva sostituito ai vertici del Ttp Hakimullah Mehsud, ucciso in un raid aereo americano.
E aveva alzato il livello di violenza: per vendicarsi dei raid dell’esercito pachistano, che hanno di fatto relegato il controllo territoriale talebano alla zona di confine con l’Afghanistan, decise di colpirne l’organo più debole: nel dicembre 2014 un commando entrò nella scuola militare di Peshawar e massacrò 145 persone, di cui 132 bambini. L’attacco del drone cade però in un momento delicato, nel pieno della tregua ai combattimenti in Afghanistan proposta dal presidente afghano, Ashraf Ghani, e accettata dai talebani afghani, seppure per soli tre giorni, in coincidenza con la fine del mese sacro del Ramadan. “Le forze americane e afghane e le forze di Resolute Support (la missione Nato in Afghanistan, ndr) continuano ad aderire al cessate-il-fuoco, cominciato nel 27/mo giorno di Ramadan”, scrivono le forze congiunte in un comunicato, ricordando come la tregua non riguardi le operazioni contro l’Isis e e Al Qaida. Resta da vedere ora come i talebani afghani la prenderanno.

Native

Articoli correlati