Nikolas Cruz dopo aver ucciso 17 persone: "Sono pieno di rimorsi"
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Nikolas Cruz dopo aver ucciso 17 persone: "Sono pieno di rimorsi"

Ammanettato, è comparso per pochi minuti in tribunale e starebbe cominciando a collaborare con gli investigatori, per i quali il suo gesto è ancora tutto da comprendere

Nikolas Cruz davanti al giudice
Nikolas Cruz davanti al giudice
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16 Febbraio 2018 - 10.09


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Ora, a detta del suo avvocato, Melisa McNeill, ”è triste e pieno di rimorso”, ma poco o nulla cambia per Nikolas Cruz, 19 anni autore della strage alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, comparso ieri in tribunale per pochi minuti, per assistere alla contestazione di 17 capi di accusa di omicidio premeditato, tanti quanti sono stati i morti della folle sparatoria.
Cruz aspetterà in carcere l’inizio del processo, secondo quando ha disposto il giudice Kim Theresa Mollica, che, in considerazione dell’enormita di quanto accaduto, non ha aperto un solo spiraglio alla concessione della libertà provvisoria.
“Sei accusato di crimini molto gravi”, ha detto il giudice Mollica rivolgendosi all’imputato, portato in aula con addosso la divisa arancione caratteristica dei detenuti di molti Stati americani, come la Florida, e con manette ai polsi ed alle caviglie .
Le motivazioni del gesto di Nikolas Cruz non sono note al momento. Tuttavia, una fonte della polizia ha detto alla Cnn che starebbe cominciando a parlare con gli investigatori, cosa che potrebbe aiutare gli inquirenti a chiarire le motivazioni del suo gesto. 
Diverse immagini trasmesse da Cruz sui social network, tuttavia, testimoniano la passione del ragazzo per le armi da fuoco. Commenti attribuiti a lui suggeriscono anche che stava manifestando apertamente la volontà di commettere un omicidio.
La Cnn, che ha lavorato sull’attività di Cruz sui social network, ha rivelato di avere trovato diversi messaggi, a commento di video pubblicati su YouTube dal giovame. Tra questi ci sono frasi come “Voglio sparare alle persone con il mio AR-15” e “Voglio morire dopo aver ucciso un sacco di persone”.
Da parte sua l’Fbi sta cercando di accertare l’autenticità di una pubblicazione su YouTube, con il nome di Nikolas Cruz, dove si diceva chiaramente: “Voglio diventare uno sparatutto professionista”, anche se il Bureau si trova nell’impossibilità di attribuire con sicurezza la frase al giovane assassino. “Non c’era nulla riguardo l’ora, la data, la posizione e l’identità della persona che ha fatto il commento. L’FBI ha condotto controlli nei database, ma non è stata in grado di identificare l’autore “, ha detto l’agente speciale dell’FBI Robert Lasky.
Sembra invece perdere consistenza, con il passare delle ore, l’ipotesi che Nikolas Cruz fosse un assiduo frequentatore di un gruppo suprematista di estrema destra, chiamato Repubblica della Florida. L’ipotesi era stata formulata dall’Anti-Defamation League (Adl), un’associazione che studia il movimento nazionalista negli Stati Uniti. L’Adl aveva affermato che Cruz partecipava regolarmente agli incontri con il gruppo ed a sedute di addestramento al tiro con armi da fuoco, per poi fare marcia indietro, dicendo di essere caduta in un “equivoco legittimo”, giustificato dal fatto che molte persone con lo stesso nome frequentavano i suprematisti della Florida, il cui capo, Jordan Jereb, ha parlato di Cruz come di ”un giovane bianco nei guai”, ma normale.
La vicenda di Parkland ha riaperto, purtroppo per l’ennesima volta, il dibattito sulla diffusione della armi e la posizione di Donald Trump (che ha ha offerto le sue condoglianze alle famiglie delle vittime, assicurando che la sua amministrazione collaborerà con gli Stati per migliorare la sicurezza scolastica e promettendo di affrontare il “difficile problema della salute mentale”) sembra destinata ad accendere nuove polemiche. Perché il presidente parlando di ”salute mentale” e di ”sicurezza nelle scuole” e non citando la diffusione delle armi, attribuisce la responsabilità dell’accaduto al singolo e non al sistema che lo mette in condizione, senza alcun controllo, di fare incetta di armi e, come nel caso di Cruz e degli altri stragisti che lo hanno preceduto, di farne l’uso che vuole.
Molti studenti hanno testimoniato che il giovane Cruz aveva già portato a scuola armi da fuoco e coltelli e che era risaputo che aveva un carattere violento.
Nikolas Cruz aveva avuto una vita familiare difficile. È orfano da quando la madre adottiva è morta lo scorso novembre, mentre il padre adottivo è deceduto diversi anni fa. Viveva vicino alla scuola, con i genitori di un amico che si era offerto di aiutarlo e che ora dicono di avere ”i cuori spezzati”.
Il sindaco della contea di Broward, Beam Furr, ha anche riferito al Washington Post che Cruz era stato portato in una clinica di salute mentale locale, ma aveva smesso di frequentarla da un anno.

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