Se la passano male in Polonia. E non solo gli ebrei pesantemente penalizzati da una legge che frena la restituzione dei beni sottratti loro durante il nazismo e che di fatto colpisce i sopravvissuti dell’Olocausto.
“In Polonia è minacciata l’ autonomia della giustizia nonché gli altri standard della democrazia e dello stato di diritto”: a dirlo è l’inviato dell’Onu Diego Garcia-Sayan nel concludere la sua visita a Varsavia. Secondo l’inviato le riforme avviate nel 2015 in Polonia dall’attuale maggioranza parlamentare del partito conservatore Diritto e giustizia (Pis) del leader Jaroslaw Kaczynski “mettono a rischio la separazione tra poteri” legislativo, esecutivo e giudiziario, mentre l’autonomia della Corte Costituzionale è stata “seriamente indebolita”.
Per dirne una i disegni di leggi sulla Corte suprema e sul Consiglio nazionale della magistratura proposti di recente dall’attuale capo di stato Andrzej Duda sono stati discussi da Duda “a porte chiuse” solo con il leader del Pis invece di essere sottoposti ad “un trasparente dibattito davanti all’opinione pubblica”. Garcia-Sayan ha anche criticato la propaganda statale che spesso presenta i giudici come “i nemici del popolo”.