Mentre l'iniezione letale lo uccide, saluta la vita mostrando il dito medio
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Mentre l'iniezione letale lo uccide, saluta la vita mostrando il dito medio

Nel 1997, Torrey McNabb uccise, senza alcun motivo, un caporale della polizia di Montgomery. Sino all'ultimo i suoi avvocati hanno cercato di fermare l'esecuzione capitale

Torrey McNabb e la sua vittima, il caporale Gordon
Torrey McNabb e la sua vittima, il caporale Gordon
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Diego Minuti Modifica articolo

20 Ottobre 2017 - 10.50


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Se Truman Capote fosse ancora tra di noi, chissà cosa mai avrebbe potuto scrivere, con la sua penna tagliente, corrosiva, sugli ultimi istanti di vita di Torrey Twane McNabb, condannato a morte per aver ucciso un agente di polizia a Montgomery, nel 1997. e messo a morte in Alabama con una iniezione letale, dopo che la Corte suprema ha dato via libera a questa modalità di esecuzione capitale.
Quando, disteso sulla lettiga e bloccato dalle cinture che gli serravano le braccia, le gambe, il torace, il direttore del carcere gli ha chiesto, come da prassi, se avesse qualcosa da dire, da McNabb non è uscita una parola di pentimento o per chiedere perdono. Alla madre, che assisteva al di là del vetro, nella stanzetta destinata, durante le esecuzioni, ai testimoni o ai parenti, ha detto di non avere paura: ””Mamma, sì, guarda i miei occhi, non ho paura”, per poi ”dialogare” con lo Stato dell’Alabama, al grido rabbioso di  ”ti odio, ti odio”. Poi, mentre gli stantuffi cominciavano a pompare dentro il suo sangue il mix letale di farmaci, ha pronunciato delle frasi via via meno comprensibili, per poi gridare al mondo la sua rabbia, nel linguaggio inequivocabile dei gesti: il dito medio di entrambe le mani ben levato in alto. Poi, mentre l’iniezione letale cominciava a paralizzarlo, le mani hanno perso forza, abbassandosi lentamente per passare nella rigidità della morte. Ma ci sono voluti venti minuti, durante i quali McNabb (o il suo corpo) è stato scosso da movimenti che hanno turbato i testimoni: le braccia si sono tese sino a quasi spezzarsi, le testa si è sollevata sotto la spinta dei muscoli  pronti ad esploder, mentre la schiena si è arcuata in modo innaturale. Movimenti che per la famiglia e gli avvocati del detenuto erano il segno che lui fosse ancora cosciente; per Jeff Dunn, del Dipartimento correzionale dell’Alabama, solo ”movimenti involontari”, non rari, ha detto, in questo tipo di esecuzioni. “Abbiamo fatto due controlli di coscienza e seguito il protocollo, per come è scritto”.

Alle 9:38 il medico del carcere, dopo avere accertato l’assenza di battito cardiaco, ha dichiarato la morte del detenuto.
Sino all’ultimo gli avvocati di Torrey Twane McNabb hanno fatto di tutto per fermare l’esecuzione, fissata per le 18 nel carcere di Atmore. L’ultimo appello è stato rigettato pochi minuti prima dell’inizio delle procedure finali. Poche le armi in mano ai difensori di McNabb se non il fatto che la morte inflitta con una iniezione letale è ”crudele ed insolita”.
Niente da fare. Non ha retto la tesi secondo cui la somministrazione del midozalam (un potente anestetico a base di benzodiazepina) prima di inoculare il mix letale, che blocca il funzionamento di cuore e polmoni, non rende i condananti inconsapevoli di quanto sta accadendo. In questo modo, hanno detto gli avvocati di McNabb, come quelli di altri condannati a morte, che stanno cercando di alzare una barriera giurisprudenziale contro l’iniezione letale, viene violato l’ottavo emendamento che si esprime contro pene ”crudeli ed inusuali”.
Torrey Twane McNabb è stato condannato alla pena capitale per evere ucciso un agente della polizia di Montgomery, il caporale Anderson Gordon. Secondo l’accusa McNabb, che si stava allontanando dall’ufficio di un garante per le cauzioni, si avvicinò all’autopattuglia su cui Gordon era seduto e, senza alcun apparente motivo, lo uccise sparandogli cinque colpi di pistola.
Pochi minuti dopo che Torrey Twane McNabb ha pagato con la vita il suo debito con la giustizia, la famiglia di Anderson Gordon ha reso nota una dichiarazione. “Oltre 20 anni fa abbiamo perso un compagno, un padre, un fratello ed un amico che solo voleva fare la differenza nella sua comunità. (….) Anche se è stata una giornata difficile per la famiglia Gordon, continuiamo a pregare anche per la famiglia di Torrey McNabb”.
Poche frasi, che forse vogliono voltare pagina per vittima e carnefice, se con questa parola vogliamo parlare di McNabb.
Poi, a chiudere la storia, le parole di prammatica del procuratore generale dell’Alabama: “L’attesa di 20 anni per avere giustizia è finita per la famiglia del caporale di polizia di Montgomery Anderson Gordon III. Nel 1997, Torrey McNabb prese la vita dell’ufficiale Gordon, sparandogli cinque volte mentre sedeva nella sua auto di pattuglia. Ora il caporale Gordon può finalmente trovare la pace “.
Ma ne siamo tutti sicuri?

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