Centinaia di sindaci catalani a Barcellona sfilano al grido di 'Indipendenza'
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Centinaia di sindaci catalani a Barcellona sfilano al grido di 'Indipendenza'

Più di 700 su un totale di 948 sono dati appuntamento davanti al palazzo del governo della Generalitat nel giorno in cui il governo minaccia sanzioni per i fornitori che collaboreranno al referendum.

I vertici della Generalitat
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Diego Minuti Modifica articolo

16 Settembre 2017 - 15.57


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Centinaia di sindaci catalani (per qualcuno oltre 700 su un totale di 948) sono scesi in piazza a Barcellona al grido di ”Voteremo” e ”Indipendenza”, per rispondere alle diffide del governo centrale che ha intimato ai poteri locali della Catalogna di non collaborare con la Generalitat nell’organizzazione della consultazione popolare, che è stata convocata per il primo ottobre.
I sindaci, brandendo i simboli della loro carica, si sono ritrovati davanti alla sede del governo della Catalogna, cantando a squarciagola l’ìnno catalano, ”Els segadors” (i mietitori), accompagnati da migliaia di manifestanti che, svetolando le bandiere stellate giallorosse, gridavano a loro volta ”Siamo con voi”.

“Non siamo delinquenti”, hanno detto molti sindaci. Come Josep Sole, 74 anni, primo cittadino di un piccolissimo villaggio, La Maso (300 abitanti appena). “Per anni – ha detto – i catalani hanno chiesto più potere, soprattutto in materia fiscale”, ma senza ottenere risposte dal governo centrale. Ora vogliamo difendere il nostro diritto al voto, ha detto ancora Sole.
Nelle elezioni regionali del 2015, gli indipendentisti avevano ottenuto il 47,6% dei voti (ma, per il meccanismo elettorale maggioritario, la maggioranza dei seggi) , mentre ai sostenitori del mantenimento della status quo era andato il 51,28% dei consensi.
La manifestazione di oggi arriva nel momento di massima tensione tra Governo centrale e Generalitat.
Oggi la Gazzetta ufficiale spagnola ha pubblicato un provvedimento che il Ministero delle Finanze ha messo in essere e che riguarda persone fisiche o giuridiche che forniscono beni al governo catalano. Il provvedimento, di fatto, annuncia che tutte le fatture relative alla fornitura di beni e seriviz funzionali al referendum saranno sotto la lente dei controlli fiscali. Cioè i fornitori dovranno esibire una certificazione in cui si spiega che la loro attività ””non ha alcuna relazione con il finanziamento di attività illegali o contrarie alle decisioni dei giudici”. Il riferimento è al refendumi dichiarato illegale dalla Corte Costituzionale.
Oggi il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, ha lanciato, a sua volta, un avvertimento al ”governo ed allo Stato” afficnhè non ”sottostimino la forza del popolo della Catalogna” e la sua ferma determinazione a decidere del proprio futuro politico. Si tatta, per Puigdemont, è un ”comportamento antidemocratico” che opprime le libertà.

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