Re Filippo prende posizione: no all'indipendenza della Catalogna
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Re Filippo prende posizione: no all'indipendenza della Catalogna

Il monarca ha attaccato l'ipotesi di referendum: no a chi si pone fuori dalla Costituzione. 700 sindaci indagati

Re Filippo a Barcellona
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13 Settembre 2017 - 20.13


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Una presa di posizione che non farà altro che aumentare la distanza verso la Catalogna, regione (o Stato) nel quale la monarchia è poco amata: Re Felipe di Spagna ha confermato oggi pubblicamente di essere contrario al referendum di auto-determinazione convocato per il 1 ottobre dal presidente catalano Carles Puigdemont, e dichiarato “illegale” da Madrid in nome della costituzione approvata nel 1979.
«I diritti di tutti gli Spagnoli saranno tutelati» ha detto, «di fronte a coloro che si situano al di fuori della legalità costituzionale». Secondo Felipe di Borbone la costituzione «prevarrà su qualsiasi attacco contro la convivenza e la democrazia».

Intanto la procura dello stato spagnolo sta indagando sui circa 700 sindaci catalani, su 948, che si sono schierati per il referendum di autodeterminazione del primo ottobre. Quelli che non si presenteranno in procura quando saranno convocati rischieranno l’arresto.
In una direttiva inviata alle procure catalane, il procuratore capo dello stato José Manuel Maza ha ordinato che gli oltre 700 sindaci aderenti all’Associazione dei Municipi per l’indipendenza che appoggiano il referendum siano chiamati ad essere dichiarati “come indagati, assistiti da avvocati”.
Per coloro che si rifiuteranno di presentarsi, Maza ha ordinato che siano arrestati e tradotti in procura “nel più breve tempo possibile” dalla polizia regionale catalana, i Mossos d’Esquadra, “che agirà come polizia giudiziaria”.
Vista la grande quantità di nuovi indagati il procuratore generale ha consigliato di iniziare con i sindaci dei comuni più grandi che si sono schierati con il presidente Puigdemont per l’organizzazione del referendum di indipendenza.
Maza ha sottolineato che i possibili capi di imputazione contro i sindaci sono gli stessi previsti per Puigdemont e i suoi ministri che hanno firmato il decreto di convocazione del referendum, disobbedienza, abuso di potere e presunta malversazione di denaro pubblico, per i quali sono previste pene di carcere fino a otto anni.

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