Chelsea Manning torna libera, dopo 7 anni è fuori dal carcere di Fort Leavenworth
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Chelsea Manning torna libera, dopo 7 anni è fuori dal carcere di Fort Leavenworth

Era stata condannata per aver ceduto documenti militari a WikiLeaks. Scarcerata grazie all'intervento di Obama.

Chelsea Manning
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17 Maggio 2017 - 14.44


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Dopo 7 anni di prigione è tornato libero l’ex soldato Manning, condannato per aver ceduto centinaia di migliaia di cablogrammi diplomatici e documenti militari a WikiLeaks. Subito dopo la condanna, Bradley Manning ha chiesto di sottoporsi a un trattamento ormonale per il cambio di sesso, scegliendo il nome di Chelsea.

Il 17 gennaio i suoi 35 anni di pena originari sono stati commutati da Obama, consentendo la scarcerazione dopo 7 anni. Le porte di Fort Leavenworth, in Kansas, le si sono aperte.

Senza l’intervento di Obama, Chelsea Manning sarebbe rimasta dietro le sbarre con la prospettiva di uscire nel 2045. I parenti pensavano che non sarebbe sopravvissuta. Disperata, ha tentato per due volte il suicidio lo scorso anno, oltre a uno sciopero della fame per denunciare le procedure disciplinari alle quali è stata sottoposta.

“Per la prima volta, vedo un futuro come Chelsea. Arrivo a immaginarmi sopravvivere e vivere nella pelle della persona che sono nel mondo esterno”, ha recentemente dichiarato in una nota. La sua squadra di avvocati difensori vuole comunque proteggere la nativa dell’Oklahoma, dall’infanzia turbolenta. Dopo il divorzio dei genitori, Bradley aveva subito un doloroso esilio nel Galles. Il ragazzo dall’aspetto fragile aveva sopportato quotidianamente scherzi e atti di bullismo per la sua aria effemminata.

Chelsea, della quale circolano soltanto poche fotografie, potrebbe trovare ospitalità da una zia nella regione di Washington. “Gli avvocati potranno confermare il suo rilascio in una dichiarazione ai media, quando saranno in grado di farlo”, ha indicato il suo entourage. Il presidente americano Donald Trump ha usato per lei il sostantivo “traditore”, mentre le hanno offerto sostegno Michael Stipe, leader del celebre gruppo musicale dei R.E.M., e anche la stilista britannica Vivienne Westwood. Oltre a decine di migliaia di americani, che avevano firmato una petizione alla Casa Bianca per la sua vicenda.

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