San Pietroburgo: l'attentatore è un kirghizo legato ai miliziani siriani
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San Pietroburgo: l'attentatore è un kirghizo legato ai miliziani siriani

Si chiama Akbarjon Djalilov, nato nel 1995, già noto agli 007: avrebbe agitoda solo. Bilancio provvisorio 11 morti

San Pietroburgo: l'attentatore è un kirghizo legato ai miliziani siriani
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4 Aprile 2017 - 09.29


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Gli inquirenti ne sono sicuri: si tratta di Un “kamikaze” originario del Kirghizistan. È l’autore dell’attentato che, ieri, nella metropolitana di San Pietroburgo, ha provocato 11 morti e 45 feriti. Ad affermarlo sono i servizi di sicurezza dell’ex repubblica sovietica dell’Asia centrale.
«Il kamikaze nella metropolitana di San Pietroburgo era un cittadino del Kirghizistan, Akbarjon Djalilov (…), nato nel 1995 nella città di Oš», ha detto il portavoce dei servizi di sicurezza del Kirghizistan, Rakhat Saoulaïmanov . «È probabile che avesse acquisito la cittadinanza russa», ha aggiunto. L’attentatore i cui resti sono stati ritrovati nel vagone della linea blu della metropolitana di San Pietroburgo aveva legami con “i miliziani siriani”.  Successivamente anche le autorità russe hanno confermato l’identità dell’attentatore. Gli investigatori stanno controllando anche la posizione di due possibili complici, un ragazzo e una ragazza, sempre dell’Asia Centrale.
Questo attacco, che non è stato rivendicato, si è verificato dopo che l’organizzazione Stato Islamico ha invitato a colpire la Russia per il suo intervento a sostegno delle forze di Bachar el-Assad in Siria, alla fine del settembre 2015.
Almeno 7.000 cittadini dell’ex Unione Sovietica, tra cui circa 2.900 russi, si sono uniti ai gruppi jihadisti in Iraq e in Siria, in particolare nell’Isis, secondo il Fsb.

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Scagionato invece l’uomo con la barba ripreso dalla videosorveglianza. In serata Putin è andato a deporre fiori sul luogo dell’attacco. Trump lo ha chiamato esprimendogli le sue condoglianze; i due intendono combattere insieme il terrorismo, afferma il Cremlino. Il Consiglio di sicurezza Onu parla di “vile terrorismo”. Da oggi tre giorni di lutto cittadino a San Pietroburgo.

Leggi l’intervista a Maria Magarik, giornalista russa della redazione esteri di Radio Rai.
Un attentato “terrificante” ha sconvolto San Pietroburgo, l’antica capitale degli zar e città natale di Vladimir Putin, proprio nel giorno in cui il presidente russo era in zona per l’incontro con il collega bielorusso Alexander Lukashenko. Un vagone della linea blu del metrò è stato sventrato da un’esplosione mentre correva fra le stazioni Tekhnologicheskiy Institut e Sennaya Ploshchad causando, secondo il governo, almeno 14 morti e 45 feriti, 13 dei quali gravi. A compiere l’attentato sarebbe stato un kamikaze di origine kirghisa.

Il bilancio delle vittime – che media locali di San Pietroburgo fanno salire a 14 – è ad ogni modo provvisorio e potrebbe aumentare ancora nelle prossime ore. Un secondo ordigno, mascherato da estintore, è stato rinvenuto in una terza stazione, la Ploshchad Vosstaniya, ed è stato disinnescato dagli artificieri: si trattava di una bomba ben più potente – un chilo di tritolo – di quella usata nel vagone della metropolitana ma di fattura simile, ovvero zeppa di “corpi lesivi” (biglie e chiodi mozzati) utilizzati per massimizzare l’impatto mortifero.

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L’indagine. La polizia, sulle prime, aveva detto di essere sulle tracce di due attentatori ma in serata – stando a quanto riporta Interfax – gli inquirenti si sono convinti che ad agire sia stato un solo uomo. Ovvero il kamikaze, che prima avrebbe lasciato l’ordigno-estintore alla Ploshchad Vosstaniya e poi sarebbe salito sul treno, dove si è fatto esplodere. Stando a Fontanka, portale di San Pietroburgo, l’attentatore – i media hanno mostrato anche immagini prese dalle telecamere di un giovane con un parka rosso, cappello blu ed occhiali – avrebbe già un nome: Maxim Arishev, 22enne di origine kirghisa. La certezza però verrà solo con l’esame del Dna.

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