Nuovo muslim ban in vigore dal 16 marzo, Unhcr: siamo preoccupati
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Nuovo muslim ban in vigore dal 16 marzo, Unhcr: siamo preoccupati

L'Alto commissariato per i rifugiati: l'imperativo è fornire una protezione alle persone in fuga. Il nuovo bando si applica a 6 paesi

protesta contro il muslim ban
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7 Marzo 2017 - 11.51


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“Siamo preoccupati che questa decisione, anche se temporanea, possa aggravare l’angoscia di coloro che colpisce”: così l’Alto commissario Onu per i rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi, ha commentato il ‘bando bis’ firmato ieri dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che vieta per 90 giorni l’ingresso negli Usa da sei Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen) e congela per 120 giorni gli arrivi dei rifugiati nel Paese.

L’imperativo resta quello di fornire una protezione alle persone in fuga dalla violenza letale”, ha detto Grandi.

Alla luce dell’attuale ordine esecutivo statunitense sul reinsediamento dei rifugiati, spiega un nota pubblicata a Ginevra, l’Unhcr ha sottolienato che i rifugiati sono “persone comuni costrette a fuggire dalla guerra, dalla violenza e dalla persecuzione nei loro Paesi d’origine e che restano in urgente bisogno di assistenza e protezione”. L’Unhcr ha ribadito quindi la propria disponibilità ad impegnarsi in modo costruttivo con l’amministrazione Usa per assicurare che tutti i programmi per i rifugiati soddisfano i più elevati standard di sicurezza.

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Il nuovo divieto sugli ingressi negli Usa da alcuni Paesi a maggioranza musulmana entrerà in vigore il 16 marzo e, rispetto alla versione originaria, non riguarderà chi arriva dall’Iraq. Lo ha spiegato Kellyyanne Conway, una delle più strette collaboratrici del presidente americano Donald Trump, aggiungendo che “i rifugiati siriani saranno trattati come tutti i rifugiati”. 

Conway ha spiegato come il nuovo bando avrà ‘sei o sette punti di diferenza’ col precedente divieto. Tra questi l’esclusione dai controlli di coloro che hanno già un visto e di coloro che sono residenti permanenti negli Stati Uniti. L’esclusione dell’Iraq – ha aggiunto – e’ motivata dai controlli rafforzati che questo Paese ha messo in atto nelle ultime settimane”. La lista dovrebbe invece ancora comprendere Siria, Libia, Iran, Somalia, Yemen e Sudan.

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