Approfittò di una donna totalmente ubrica. Il giudice: non è stupro
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Approfittò di una donna totalmente ubrica. Il giudice: non è stupro

Polemiche in Canada per la sentenza che ha assolto un taxista accusato di violenza sessuale

Polemiche in Canada
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7 Marzo 2017 - 22.26


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Un caso davvero controverso: montano le polemiche in Canada, dove un giudice ha assolto un taxista accusato di aver stuprato una passeggera in preda ai fumi dell’alcol. A turbare è il fatto che il tribunale abbia stabilito che «un’ubriaca può chiaramente dare il proprio consenso» a un rapporto sessuale.
I fatti risalgono al maggio del 2015, quando la polizia ha trovato una 20enne seminuda e ubriaca sul sedile posteriore di un taxi ad Halifax, in Nuova Scozia. Il proprietario del veicolo, il 40enne Bassam Al-Rawi, era sul sedile di guida con i propri pantaloni abbassati e quelli della donna in mano, aggrovigliati con l’intimo di lei.
Era l’1.20 di notte, la 20enne aveva un tasso di alcol nel sangue del 2,23‰ (più di quattro volte il limite autorizzato alla guida da noi) e l’ultima cosa che ricordava era di aver bevuto tre drink al “Boomers”, un locale poco distante: due shot di tequila e un cocktail con vodka e succo di mirtilli, ha spiegato. Non ricordava di essere stata cacciata dal bar perché troppo ubriaca. Non ricordava cosa fosse successo dopo. Sul labbro superiore di Al-Rawi, arrestato sul posto, era stato trovato il dna della donna.
La causa intentata dalla giovane per stupro si è conclusa mercoledì con l’assoluzione del 40enne. Secondo il giudice Greg Lenehan, l’accusa non ha fornito sufficienti prove per dimostrare «oltre ogni ragionevole dubbio» che il rapporto non fosse stato consensuale. E ha pronunciato la frase della discordia: «È evidente che un ubriaco può dare il proprio consenso» a un rapporto sessuale se è cosciente. E ha aggiunto: «Uno degli effetti dell’alcol sul corpo umano è quello di ridurre le inibizioni e aumentare i comportamenti a rischio: ciò spesso porta le persone ad accettare e talvolta a provocare dei rapporti sessuali per poi pentirsene quando tornano sobrie». Per Lenehan, Al-Rawi avrebbe avuto solo un «obbligo morale» di non approfittarsi della giovane.
È «caccia aperta alle donne che non sono in condizioni di reagire!», ha lamentato sul Guardian la docente di diritto dell’Università di Ottawa Elizabeth Sheehy, secondo la quale il sistema legale canadese è particolarmente debole nel perseguire le violenze sessuali. «Chiaramente quella donna era incapace di dare il proprio consenso», le fa eco Lucille Harper, dell’Antigonish Women’s Resource Centre. Indignati per la sentenza, diversi centri per la difesa delle donne hanno depositato un reclamo formale. Una petizione online chiede invece la rimozione del giudice Lenehan dal suo incarico. L’appello ha superato le 35mila firme.
Attraverso il suo avvocato, Al-Rawi ha dal canto suo invitato tutti a smetterla di «trattarlo come un colpevole». Il suo legale, Luke Craggs, ha ricordato che l’uomo è stato assolto e ha invitato ad abbassare i toni: «Alcune discussioni pubbliche sul caso sono ben informate e ragionate – ha scritto in un comunicato -, ma molte non lo sono: quelli che sono più ansiosi di mortificare il signor Al-Rawi sembrano essere i meno ansiosi di raccogliere informazioni accurate».  

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