La sensazione (a dire il vero preoccupante oltre che sgradevole) è che la Turchia stia cercando di sfruttare la guerra all’Isis per allargare la sua area di influenza su aree della Siria e dell’Iraq e utilizzare questa posizione per regolare i conti con gli odiati curdi.
Infatti Erdgoan ha detto che le operazioni militari condotte dalla Turchia nel nord della Siria si estenderanno fino a Raqqa, roccaforte delle milizie jihadiste dello Stato Islamico,
Ha agginto il Sultano: “Ora avanziamo verso al-Bab, poi continueremo verso Minbej e infine Raqqa”, ha spiegato Erdogan in un discorso televisivo; va notato che se al-Bab è controllata dall’Isis Minjab è invece in mano alle milizie curde.
Raqqa, autoproclamata capitale del Califfato, è uno degli obbiettivi principali della coalizione ma le modalità di un’offensiva terrestre – sulle linee di quella in corso in Iraq per la riconquista di Mosul -rimangono ancora da definire.
Una delle questioni da risolvere riguarda la partecipazione delle milizie curde, sostenute dagli Stati Uniti ma che la Turchia considera alla stregua du gruppi “terroristici”; Erdogan ha assicurato di avere discusso mercoledì il problema con il presidente statunitense Barack Obama in un colloquio telefonico.
Infine, Erdogan ha lasciato intendere (come invece già detto chiaramente dal suo ministro degli esteri) che la Turchia potrebbe intervenire anche a Sinjar, nel nord dell’Iraq, zona in cui Ankara teme possano stabilirsi dei gruppi legati al Partito Curdo dei Lavoratori (Pkk): “Sinjar sta trasformandosi in un nuovo Qandil (zona del Kurdistan iracheno che serve da base al Pkk, ndr) ma non permetteremo che ciò possa accadere”.
Le mani di Erdogan su Siria e Iraq: i miei soldati arriveranno a Raqqa
Il Sultano vuole approfittare della guerra per estendere la sua area di influenza e eliminare i curdi
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27 Ottobre 2016 - 17.30
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