Mosca invita i Paesi occidentali a costringere la Turchia a consentire il dispiegamento di osservatori internazionali lungo il suo confine poroso con la Siria. La facilità di attraversarlo facilita le azioni dei terroristi e il flusso di merci di contrabbando, dice il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, aggiungendo che l’unico odice il modo per fermare il processo è appunto quello di inviare osservatori.
“E ‘chiaro che gli osservatori internazionali potrebbero essere utilizzati non solo su richiesta della Turchia, e noi poniamo particolare attenzione alla materia, segnalandola alle Nazioni Unite nella speranza che i nostri partner occidentali riusciranno a costringere Ankara a farlo”, ha detto Lavrov in una conferenza stampa dopo un incontro con il suo omologo giapponese, Fumio Kishida, a Tokyo.
Non c’è altro modo possibile per affrontare la situazione “porosa” confine Turchia-Siria, con rotte di contrabbando gestite dai militanti stato islamico tuttora in corso, ha aggiunto il ministro degli russo : “Uomini armati e armi continuano ad entrare in Siria dalla Turchia, mentre varie merci illegali vengono contrabbandate dalla Siria,ed anche se il loro flusso è diminuito grazie all’attività della nostra forza aerea, esiste ancora. Dal momento che la Turchia sta cercando di mettere da parte il problema, noi lo riproponiamo, per ora non in qualsiasi forma ufficiale, ma come progetto di risoluzione o di qualche altra decisione che invii in Turchia osservatori internazionali indipendenti che controllino ciò che sta realmente accadendo in questo confine “, ha detto Lavrov.
La Russia solleva costantemente la questione del confine Turchia-Siria con partner che sono interessati a reprimere la crisi siriana, in particolare con i funzionari americani, dal momento che la Turchia è un membro della coalizione anti-terrorismo guidata dagli Stati Uniti, continua Lavrov. Alcuni diplomatici statunitensi interessati al problema delle frontiere dicono che stanno prendendo misure e che si sta cercando di trovare una soluzione, ha aggiunto.
La Turchia è stata più volte accusata di essere un consumatore del petrolio a basso costo prodotto dallo Stato islamico in Siria. Nel mese di marzo una troupe di RT ottenuto documenti abbandonati dai militanti che suggeriscono un legame tra la Turchia ed la produzione di petrolio. Un militante in un colloquio con l’emittente televisiva ha detto che non ci sono guardie al confine Turchia-Siria ,e dunque gli estremisti si spostano liberamente da un paese all’altro.
In precedenza nel mese di dicembre, il ministero della difesa russo ha diffuso immagini satellitari che mostrano camion di petrolio che vanno dalle installazioni dello Stato islamico in Siria alla Turchia.Tuttavia, il governo turco ha negato tutte le accuse per quanto riguarda il coinvolgimento di Ankara in attività finanziarie con gruppi terroristici.
Lo Stato islamico ha beneficiato anche del commercio di antichità siriane saccheggiati dai siti archeologici. Nonostante il divieto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dell’acquisto di antichità ottenute illegalmente dalla Siria e Iraq, ci sono state segnalazioni su vendite del valore di centinaia di migliaia di dollari sui mercati paralleli dell’ antiquariato in Europa e negli Stati Uniti , per oggetti finiti poi in collezioni private.
Fonte: Agenzie