A qualche giorno dalla terribile strage di Suruc in cui hanno perso la vita 32 persone, rivendicata dai combattenti dello Stato Islamico (Is), il presidente della Repubblica turca Recep Tayyip Erdogan torna ad occuparsi di vicende personali (o meglio familiari), tentando con insistenza di arginare le forti polemiche scatenate da un articolo pubblicato dal semi-sconosciuto Centro di ricerca sulla globalizzazione, un’organizzazione no profit diretta da Michel Chossudovsky, editorialista di “Russia Today”. Stando infatti alle indiscrezioni riportate sul sito dell’organizzazione, la figlia trentaduenne del capo di Stato turco – Sumeja – avrebbe lavorato per diverse settimane in un ospedale segreto di Sanliurfa, vicino al confine con la Siria, dove venivano regolarmente curati i miliziani feriti dell’Is. A raccontare l’incredibile storia è un’infermiera che ha lavorato per sette settimane nella struttura, decisa a rivelare la notizia solo a fronte dell’anonimato, temendo per l’incolumità della sua famiglia.
“Quasi ogni giorno vari mezzi militari turchi trasportavano dalla Siria i feriti dell’Is al nostro ospedale segreto – assicura l’infermiera – e noi dovevamo preparare la sala operatoria, gli strumenti e fornire assistenza ai medici. Vedevo sempre Sumeja lavorare. Peraltro ricevevo un ricchissimo stipendio: quasi 7500 dollari. Ma poi sono stata cacciata dall’ospedale perché i dirigenti hanno scoperto che appartengo alla minoranza religiosa degli alauiti”.
Si tratta dell’ennesima accusa di “vicinanza” della famiglia di Erdogan, e in generale del governo turco, allo Stato Islamico. Da tempo diversi media riferiscono di consegne di armi fornite dallo Stato turco agli islamisti che combattono il regime del presidente Bashar al-Assad. Inoltre il figlio del presidente, Bilal, è sospettato – secondo alcune inchieste giornalistiche – di aver contrabbandato petrolio iracheno e siriano a favore delle squadre terroristiche dell’Is.
(Fonte: Observer Chronicle, Breitbart, Masdar news, agenzie)