Migliaia di ultranazionalisti ucraini sono tornati a riunirsi l’atra sera a Kiev, nella famosa piazza Maidan, per contestare il governo, invitarlo a dimettersi e dare vita “ad una nuova fase della rivoluzione”: questo almeno è stato l’annuncio del leader degli estremisti, Dmitry Yarosh. I radicali hanno iniziati una marcia attraverso il centro della capitale ucraina martedì sera, raccogliendosi infine su piazza Maidan (che significa dell’ Indipendenza). Alla fine erano sei o settemila, in massima parte persone che indossavano tute mimetiche e sventolavano le bandiere rosse e nere del Esercito insurrezionale ucraino (UPA), cantando “morte ai nemici”. Parlando alla folla di Maidan, il leader della formazione di estrema destra , Dmitry Yarosh ha detto che il suo gruppo sta “dimostrando di essere una forza rivoluzionaria disciplinata che con questa marcia è pronta ad aprire una nuova fase della rivoluzione ucraina”. Alla vigilia della protesta Yarosh aveva anticipato che si sarebbe svolta in maniera pacifica, pur non garantendo che lo stesso possa accadere nel prossimo futuro.
Una volta occupata la piazza, il gruppo ultranazionalista ha annunciato l’ intenzione di avviare un referendum su un voto di sfiducia nei confronti delle autorità ucraine,ed i manifestanti hanno scandito a gran voce slogans che chiedevano le dimissioni del ministro dell’Interno , Arsen Avakov. A partire dalla prossima settimana saranno organizzati in tutte le regioni d’Ucraina uffici che lavoreranno sul referendum, ha annunciato Yarosh, aggiungendo che tali centri fungeranno anche da “comitati rivoluzionari” di Pravi Sektor. Secondo lui sarebbe anche arrivato il momento di imporre la legge marziale su tutto il territorio dell’ Ucraina.
“La gente deve esprimere il proprio atteggiamento verso ciò che sta accadendo nel Paese, il governo dovrebbe sapere che se la popolazione non è soddisfatta allora se ne deve andare – ha continuato Yarosh – se al movimento non sarà dato il diritto di organizzare il referendum, allora si creerà un proprio comitato elettorale e voterà in modo indipendente su tutto il territorio dell’Ucraina”.
Oramai lo scontro fra destra neonazista e governo sembra approssimarsi al punto di non ritorno: la scorsa settimana il presidente, Petro Poroshenko[ ha ordinato a polizia e servizi di sicurezza di “disarmare tutti i gruppi non autorizzati”, ma Pravi Sektor non se né dato per inteso autidefinendosi “semplice organizzazione di patrioti” però minacciando nello stesso tempo di mandare su Kiev “19 battaglioni armati della riserva con 10mila uomini”. Per quanto possa trattarsi di vanterie, nei giorni successivi uno scontro armato ha impegnati la polizia contro bande armate nell’area dei Carpazil,con una vera e propria battaglia che si è protratta per tre giorni. E adesso alle rivendicazioni dei neonazisti che vorrebbero una ripresa della guerra di unisce la protesta sociale per condizioni di vita sempre più disperate.
“In questo momento l’Ucraina è in uno stato assolutamente terribil, la situazione economica è molto peggiore di quanto non fosse due anni fa sotto Yanukovic – racconta il giornalista e broadcaster londinese Neil Clark – ed è abbastanza prevedibile che le persone scenderanno per le strade, Le cose sono destinate a peggiorare, perché la gente comune sta dicendo “quello è ciò per cui ci siamo battuti? Gli ultranazionalisti, poi, possono contribuire fortemente a destabilizzare la situazione, ce l’hanno con Poroschenko accusandolo di “attaccare le stesse persone che hanno contribuito a portarlo in quel ruolo”.
I radicali di “Pravi Sektor” in effetti costituirono il motore ed il braccio armato della “rivoluzione” ucraina, e da allora hanno combattuto nella parte orientale dell’Ucraina contro i separatisti filorussi, senza far troppe distinzio9ni fra soldati e civili. Contano su battaglioni armati fino ai denti, che hanno già denunciato il cessate il fuoco di Minsk, e durante la manifestazione di piazza Maidan hanno chiesto nuovamente di “spazzare via il Donbass”.
Due giorni prima, la capitale ucraina aveva visto una grande marcia di circa 2.000 persone scese per le strade di Kiev per protestare conotr l’enorme aumento dei prezzi per i servizi di pubblica utilità. Alcuni degli striscioni dicevano “Dove sono le riforme?” e “Stiamo morendo di fame.” Una protesta simile era stata stroncata a Dnepropetrovsk, nell’ Ucraina centrale, dove decine di manifestanti, soprattutto le persone di età avanzata, erano state aggredite da giovani mascherati che lanciando bombe lacrimogene avevano disperso il corteo.
Fonte : Agenzie