Nucleare in Iran: tutti vincitori, meno Khamenei
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Nucleare in Iran: tutti vincitori, meno Khamenei

Un accordo funziona se tutti si sentono vincitori. E questo è quello che è successo con l'accordo sul nucleare iraniano. Vale anche per Khamenei?

Nucleare in Iran: tutti vincitori, meno Khamenei
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18 Luglio 2015 - 09.34


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di Ali Izadi

Finalmente, dopo 13 anni, Iran e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo, che entrambi chiamano una vittoria storica.

Al momento non sappiamo se in Iran, almeno per la questione nucleare e il negoziato con i poteri internazionali, il vero vincitore sia Khamenei o Rowhani.

Il presidente Rowhani è giustamente molto contento, sente che ha vinto nella battaglia diplomatica per evitare una battaglia militare, da sempre minacciata. In altre parole, un motivo per cui Rowhani si sente un vincitore, e lo ha detto durante la sua conferenza stampa, è quello di aver mutato la percezione del suo paese, da minaccia internazionale a paese normale, che normalmente deve rispettare le regole e le convenzioni internazionali.

Ma c’è un altro motivo per cui il presidente iraniano si sente vincitore ; perche è riuscito a combattere con i conservatori e radicali senza far sentire le loro voci che non volevano questo accordo.

Rowhani si sente il vero vincitore anche perché ha cambiato l’opinione degli iraniani su lui stesso, incapace di mantenere la promessa di liberare Musawi e Karrubi, ricordati nella festa di popolo dei giorni scorsi.

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Barak Obama pure ha il diritto di sentirsi vincitore quantomeno perché è il primo presidente democratico che dopo la guerra fredda ha potuto trovare una strada per salvare il mondo da una minaccia globale.

Obama per un altro motivo sente che nella grande battaglia ha vinto, perché un Iran non atomico non può essere più una minaccia per l’Israele, per questo può rispondere a Netanyahu” potete pensare quello che volete, ma …”
Il terzo lato della vittoria di Obama è quello di far capire alla società internazionale e specialmente ai repubblicani che a volte la diplomazia può far calmare un stato come quello iraniano se la politica del bastone e della carota sa premiare la carota invece del bastone!

Ma il primo ministro israeliano non è il solo scontento. L’Arabia Saudita anche è insoddisfatta, perché sente di non essere più un partner strategico.
La Turchia aveva tratto vantaggio dalla guerra diplomatica tra Stati Uniti e Iran: Erdogan ha potuto cambiare la realtà economica del suo paese anche grazie a questo confronto.

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Ora vediamo l’ultimo enigma: veramente in Iran su questo problema ci sono due voci diverse, una da parte di Khamenei e i pasdaran del generalissimo Suleimani ed un’altra da Rowhani ed il suo gruppo?

Barack Obama e John Kerry sembrano dire che sin qui che Rowhani ha fatto più o meno quello che Khamenei voleva …

In Iran comanda il Leader supremo , come l’ ayatollah Khomeini diceva per sostenere il Nezam ( governo islamico ): quello di cui c’è bisogno si fa perche il santo principio è Nezam: e così, in nome dei sacri principi sull’uranio, l’ Iran ha buttato un sacco di soldi sul programma nucleare .

Forse l’altro lato dell’accordo, visto da Tehran, è che Khamenei non va avanti con il nucleare e gli americani non chiedono più conto di quanto accade in Iran sul fronte dei diritti umani.

Questo accordo potrebbe essere un doppio accordo: tra Iran e Stati Uniti-Occidente come tra Khamenei e Rowhani. Così, mentre da un lato si deve attendere cosa farà il Congresso americano sull’accordo, dall’altro si deve cosa farà il presidente Rowhani in Iran e con gli iraniani.

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