Bosnia, l’ Isis in casa
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Bosnia, l’ Isis in casa

Incursione della polizia a Gornja Maoca dove sventolavano bandiere dell’ Is ma i vessilli erano scomparsi, in ogni caso bisogna continuare il monitoraggio delle attività dei wahabiti

Bosnia, l’ Isis in casa
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8 Marzo 2015 - 20.34


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La comparsa di bandiere ed emblemi dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) sul case del nord-est della Bosnia-Erzegovina (BiH) villaggio di Gornja Maoca nelle settimane scorse è stata l’utima conferma del pericolo rappresentato dai militanti di ritorno dalla Siria e Iraq.
Il mese scorso, le foto emerse di numerose bandiere dell’ ISIL che sventolano su diverse abitazioni nel villaggio di Gornja Maoca e dei simboli dipinti su una legnaia hanno dimostrato quanto allarmante si sia fatta la presenza dei guerriglieri islamici nella Federazione.”In relazione alla notizia che bandiere dell’ ISIL sono state alzate nel villaggio di Gornja Maoca, il servizio per la protezione dello Stato (SIPA) ha svolto un’ispezione nella zona per ottenere tutti gli elementi necessari , ma non ha trovato alcuna bandiera dell’ISIL . Abbiamo informato il pubblico ministero e continueremo a lavorare su questo caso”, dice Kristina Jozic, portavoce del SIPA.

Il villaggio da anni ospita cittadini bosniaci di fede wahabita ed in passato è stato perquisito diverse volte dalla polizia a causa di presunti legami con gruppi radicali.Pattuglie di agenti stazionano giorno e notte, all’ingresso del villaggio, e molti abitanti sono stati indagati in diverse inchieste legate al terrorismo.Il loro leader informale, Nusret Imamovic, lha lasciato la Bosna un anno e mezzo fa per andare a combattere in Siria, ma chiaramente la storia non finisce qui.

“Quando è arrivata la polizia le bandiere sono state rimosse, ma questo è un reato e qualcuno deve essere risponderne”, è l’opinione di Nusret Imamovic , presidente del Comitato congiunto per la Difesa e Sicurezza del Parlamento . “I villaggi che si trovano sotto il controllo del movimento wahabita vivono al di fuori del sistema costituzionale di questo Paese, e noi abbiam bisogno di un forte sostegno da parte della comunità internazionalee della cooperazione tra organismi di polizia e le agenzie della regione per combattere questo fenomeno. Certo, ci vuole anche la volontà , soprattutto nella classe politica bosniaca in Bosnia-Erzegovina “.

Secondo un rapporto della CIA pubblicato in settembre, più di 350 combattenti, tra cui donne e bambini, hanno lasciato la Bosnia-Erzegovina per aderireai gruppi terroristi dell’ISIL che combattono in Siria e in Iraq. Dzevad Galijasevic, il direttore del Centro umanitario per la legge, è un esperto di anti-terrorismo e dice che la polizia dovrebbe aumentare la sorveglianza sui villaggi wahabiti delle montagne .

“Naturalmente, questi emblemi rappresentano una provocazione diffondono un messaggio simbolico daparte dell’ ISIL. Dicono ‘Noi siamo qui.’ Quel messaggio ha lo scopo di diffondere la paura e questo tipo di propaganda deve essere interrotto perché incoraggia i giovani a recarsi sui campi di battaglia stranieri”. Nell’aprile dell’anno scorso, la Bosnia-Erzegovina si è unita agli altri Paesi della regione approvando un disegno di legge che introduce pene detentive fino a 10 anni per i cittadini che si uniscono gruppi terroristici e per coloro che li reclutano.ed anche la gente comune dice che vanno adottate iniziativa più forti. “Le foto con le bandiere nere a Gornja Maoca hanno viaggiato per tutta la regione ed anche in Europa: questo diffonde un quadro molto brutto, ci sono macellai che si muovo liberamente nel nostro Paese e le autorità devono impedirlo”, dice Marija Vesic, 40anni, di Banja Luka.

Fino a vent’anni fa l’Islam militante era quasi sconosciuto a gran parte della popolazione laica e musulmana della Bosnia-Erzegovina , poi la guerra civile portò mercenari arabi , arrivati per aiutare i musulmani della Bosnia-Erzegovina a respingere gli attacchi serbi. Molti di questi combattenti con la fine del conflitto si sono stabiliti in Bosnia-Erzegovina ed hanno introdotto una versione radicale dell’Islam a cui la comunità ufficiale islamica della nazione continua ad opporsi.
“E ‘molto strano che in BiH sia stata tollerata per anni la presenza di luoghi come Gornja Maoca, se questo fosse accaduto in America o in Gran Bretagna il villaggio sarebbe stato spazzato via in un giorno. E’ assurdo che enel cuore dell’Europa ci siano posti come questo”, è il commento di Muris Djurkovic, 29 anni, abitante di Mostar.

Fonte: SETimes

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