Obama e il Dalai Lama pregano insieme per la pace
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Obama e il Dalai Lama pregano insieme per la pace

La Cina esprime la sua ira sull'incontro. Il presidente degli Stati Uniti ha condannato ancora una volta le azione drammaticamente violente dello Stato Islamico.

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5 Febbraio 2015 - 21.31


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“Siamo chiamati a combattere quelli che manipolano la religione per i loro fini nichilistici”. Con queste parole Barack Obama ha condannato lo Stato Islamico definito “una setta della morte”, sottolineando come “nessun Dio può tollerare il terrorismo”.

Nel suo discorso durante alla National Prayer Breakfast, l’annuale appuntamento di preghiera multiconfessionale della Washington politica, il presidente americano ha più volte ribadito la potenza della religione come fattore positivo nel mondo, e non ha mancato di sottolineare la presenza, controversa per Pechino, alla preghiera di quest’anno del leader religioso tibeno, il Dalai Lama. “Il Dalai Lama è un potente esempio di quello che significa esercitare la compassione che ci ispira a parlare per la dignità e della libertà di tutti”.

All’esterno della sala del Hilton di Washington, dove si è svolta la colazione di preghiera, hanno protestavto alcuni a favore e altri contro il ‘Tibet libero’. A differenza di quanto successo in occasione di altre visite a Washington, la Casa Bianca non ha annunciato nessun incontro privato tra Obama e il Dalai Lama, ma in un chiaro segno del suo sostegno l’anziano leader religioso era seduto al tavolo con Valerie Jarrett, principale consigliere di Obama.

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Riguardo alla presenza del Dalai Lama, in esilio in India dal 1959, anno della fallita rivolta tibetana contro il dominio cinese, all’appuntamento pubblico di oggi, da Pechino è stato ribadita l’opposizione ad ogni interferenza straniere in quella che viene considerato un affare interno.

“Le questioni relative al Tibet pertengono agli interessi e sentimenti nazionali cinesi – ha detto nei giorni scorsi un portavoce del ministero degli Esteri – noi ci opponiamo all’interferenza dei paesi stranieri negli affari interni cinesi e agli incontri con il Dalai lama. Noi speriamo che il leader americano possa guardare al quadro più ampio delle nostre relazioni e gestire in modo appropriato la questione”.

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