Dal Cile alla Siria: c'è poco da essere ottimisti
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Dal Cile alla Siria: c'è poco da essere ottimisti

Quando Israele, Egitto e Siria commettono crimini con la complicità e le armi degli Stati Uniti, Obama somiglia al Kissinger che ha fatto migliaia di vittime in Cile nel 1973.

Dal Cile alla Siria: c'è poco da essere ottimisti
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19 Settembre 2013 - 15.02


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di John Pilger

La più importante ricorrenza dell’anno è stato il 40esimo anniversario dell’11 settembre 1973 – la frantumazione del governo democratico del Cile per mano del generale Augusto Pinochet e di Henry Kissinger, allora segretario di Stato degli Stati Uniti. Il National Security Archive di Washington ha pubblicato nuovi documenti che rivelano molto circa il ruolo di Kissinger in un’atrocità che costò la vita di migliaia di persone.

In nastri declassificati, si sente Kissinger mentre pianifica con il presidente Richard Nixon il rovesciamento del presidente Salvador Allende. Quelle parole suonano come quelle pronunciate da mafiosi delinquenti. Kissinger avverte che il modello di democrazia riformista di Allende “può essere insidioso”. Dice al direttore della CIA Richard Helms: “Noi non lasceremo il Cile andare in malora”. E Helms risponde: “Io sono con voi”. Con il massacro in corso, Kissinger respinge un avvertimento arrivato dai suoi alti funzionari sulla scala e sulla pericolosità della repressione. Segretamente, dice a Pinochet, “Hai fatto un grande servizio per l’Occidente”.

Ho conosciuto molte vittime di Pinochet e di Kissinger. Sara De Witt, una studente a quel tempo, mi ha mostrato il luogo dove è stata picchiata, aggredita e fulminata dalle scariche elettriche. In una giornata invernale nella periferia di Santiago, abbiamo camminato attraverso un ex centro di tortura noto come Villa Grimaldi, dove centinaia di persone come lei hanno sofferto terribilmente e sono stati uccisi o “fatti sparire”.

Comprendere i crimini di Kissinger è di vitale importanza quando si cerca di capire quello che gli Stati Uniti chiamano “politica estera”. Kissinger rimane una voce influente a Washington, ammirato e consultato da Barack Obama. Quando Israele, Arabia Saudita, Egitto e Bahrein commettono crimini con la complicità e le armi degli Stati Uniti, la loro impunità e l’ipocrisia di Obama sono Kissinger puro.

La Siria non deve avere armi chimiche, ma Israele, invece, può e le può utilizzare. L’Iran non deve avere un programma nucleare, ma Israele può avere più armi nucleari della Gran Bretagna. Questo è noto come “realismo” o realpolitik dagli accademici anglo-americani e dai gruppi di riflessione che pretendono competenza nella “lotta al terrorismo” e in materia di “sicurezza nazionale”, termini orwelliani che significano l’esatto contrario.

[…]La Siria è il nuovo progetto. Aggirato dalla Russia e dall’opinione pubblica, Obama ha abbracciato adesso il “sentiero della diplomazia”. È così? Quando i negoziatori russi e americani sono attivati a Ginevra il 12 settembre scorso, gli Stati Uniti hanno accresciuti il loro sostegno alle milizie affiliate di Al Qaeda con armi inviate clandestinamente attraverso la Turchia, l’Europa orientale e il Golfo.

Il Padrino ha alcuna intenzione di disertare le propri affiliati in Siria. Da quando è stata creata Al Qaeda, grazie all’intervento della Cia, gli jihadisti sono stati utilizzati per dividere ed eliminare la minaccia del nazionalismo pan-arabo sugli “interessi” occidentali e per fermare l’espansione coloniale senza legge di Israele. Questo è Kissinger in stile “realismo”.

Nel 2006 ho intervistato Duane “Dewey” Clarridge, che dirigeva la CIA in America Latina nel 1980: è stato un vero e proprio “realista”. Come Kissinger e Nixon nelle registrazioni, parlava alla sua mente. Ha fatto riferimento a Salvador Allende come “il tizio del Cile” e ha detto “che doveva andare perché era nei nostri interessi nazionali”. Quando gli ho chiesto che cosa gli ha dato il diritto di rovesciare governi, ha detto: «Piaccia o no, faremo quello che ci piace. Quindi basta abituarsi a questo mondo”.

Il mondo non è più abituato. In un continente devastato da quelli che Nixon chiamava “i nostri bastardi”, i governi latino-americani hanno sfidato personaggi del calibro di Clarridge e attuato gran parte del sogno di Allende per una socialdemocrazia – che era la paura di Kissinger. Oggi, la maggior parte dell’America Latina è indipendente dalla politica estera degli Stati Uniti e libera del suo vigilantismo. La povertà è stata ridotta quasi della metà; i bambini vivono anche oltre i cinque anni e gli anziani imparano a leggere e a scrivere. Questi progressi notevoli sono sempre riportati in malafede a ovest e ignorati dai “realisti”. Che sia fonte di ottimismo e di ispirazione per tutti noi.

Tratto da [url”In an age of realists and vigilantes, there is cause for optimism”]http://johnpilger.com/articles/in-an-age-of-realists-and-vigilantes-there-is-cause-for-optimism[/url]

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