Iraq, le ong contro gli umilianti test di verginità
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Iraq, le ong contro gli umilianti test di verginità

Nell'istituto di medicina legale di Baghdad ogni giorno viene verificata la purezza di giovani spose. L'esame viene chiesto dai mariti e autorizzato da un tribunale.

Iraq, le ong contro gli umilianti test di verginità
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5 Luglio 2012 - 10.47


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Nei locali dell’istituto medico legale di Baghdad, ogni giorno vengono realizzati decine e decine di test di verginità, quasi tutti in seguito alla decisione di un magistrato che vuole verificare le “virtù” della donna. Una pratica denunciata a più riprese dalle Ong irachene e straniere, per le quali si tratta di una consuetudine umiliante e lesiva della dignità personale.

“La gran parte dei casi si verific nei giorni successivi al matrimonio: il marito afferma che la sua consorte non è vergine e chiede al tribubnale di competenza di disporre il test, il che avviene regolarmente”, racconta il direttore dell’istituto medico legale di Baghdad Munjid al-Rezali.

Sami Dawood, un altro medico dell’istituto spiega che di fronte alla decisione di un tribunale è impossibile rifiutarsi di effettuare il test, pena il licenziamento e in alcuni casi persino la prigione: “I neomariti pensano che durante il loro primo rapporto la donna debba necessariamente perdere del sangue, ma questa convinzione deriva dalla loro scarsa conoscenza della sessualità femminile, visto che l’imene si può rompere per svariate ragioni. La gran parte delle volte la moglie ha ragione, ma personalmente la ritengo un’usanza umiliante”.

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Secondo il dottor Dawood il fatto che sia un giudice a decidere se effettuare o non il test è comunque “un progresso”, visto che fino a pochi anni fa la decisione spettava unicamente al marito e alla sua famiglia. Questi test di verginità forzati violano i più elementari principi dei diritti umani, spesso sono dolorosi e sono sempre lesivi della dignità personale” denuncia Marianne Mollmann di Amnesty International.

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