Gli scritti di Vik / La prima volta in Palestina
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Gli scritti di Vik / La prima volta in Palestina

In una lettera ai suoi genitori Vittorio descrive il suo primo ingresso in Palestina; dopo Gerusalemme est riesce a proseguire per la Cisgiordania.

Gli scritti di Vik / La prima volta in Palestina
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13 Aprile 2012 - 14.11


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Alcuni scritti inediti di Vik, che raccontano la sua storia prima della sua lunga esperienza a Gaza. Li riproponiamo fedelmente, così come lui li aveva scritti.

Sabato 17 agosto 2002

….Non potrò andare a Nablus, non ora, la città è chiusa da un mese,
soffre di carenze di viveri e medicinali.
Non han fatto passare l’altro giorno un funzionario medico delle Nazioni Unite,
figurarsi uno come me, che si infila apposta una maglietta dei Nirvana
ad ogni chek point, avendo scoperto come questi bambocci cinici e violenti
vestiti di verde amino il rock USA.
Attenderò che una falla si apra nella trincea per onorare
la mia promessa a Khaled.
………..
………..
Nel frattempo il campo è finito, domani “provo” ad andare a Betlemme,
a rendere omaggio ad una chiesa e a degli eroici preti.
Dovevo recarmi a Jenin per un nuovo campo, ma tutto è saltato
all’ultimo minuto.
Chiaro che cercherò qualcos’altro da fare, association united.
Stare con loro significa presidiare i controlli israeliani
per testimoniare i casi di violenze inumane,
o restare in quelle case le cui famiglie temono che a giorni
vi possa entrare l’esercito ad occuparle,
o negli ospedali, nei centri sanitari
Con noi a fianco TUTTI si sentono più sicuri
La gioia dell’empatia sulla loro faccia.
A Nablus dovrebbe esserci la possibilità di provare a fare qualcosa
di simile, oltre che sfidare l’incedere impetuoso dei carri armati…..
…..
…..
Dear mum, and family, sto di un gran bene, non sono i chili persi a
darmi scontento, non è tutto il dolore di mille storie che sto
collezionando, non sono le umiliazioni e le depravazioni sioniste,
tutto ciò non può intaccare la mia brama di essere parte di una
missione, portare un granello di speranza, di unione di contatto umano.

Domenica scorsa ero a Nazareth.
Percorro strade che rappresentano la nascita, il viaggio esistenziale,
il miracolo, il calvario di un Dio
che di queste terre sembra essersi scordato.

Lo faccio anche per te mummy, per quella devozione fanciullesca,
sono entrato nella casa parentale di Maria.
Lo sguardo di fronte al Monte degli Ulivi, la chiesa dell’Annunciazione
E quella dell’Assunzione.

Immagino che stiate bene,
siate sereni per me, rallegratevi del fatto che sono pronto a
qualsiasi destino, perché vivere con le ali recise non fa per me.
“chi non ha paura di morire muore una volta sola”.

Salama

Vittorio

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