Immigrazione e condivisione: le sfide dell'arricchimento e del dialogo tra culture
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Immigrazione e condivisione: le sfide dell'arricchimento e del dialogo tra culture

Esplorazione delle dinamiche dell'immigrazione come occasione di arricchimento culturale e dialogo interculturale

Immigrazione e condivisione: le sfide dell'arricchimento e del dialogo tra culture
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Tiziana Buccico Modifica articolo

13 Agosto 2023 - 19.38


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Partono con delle carrette del mare, partono su qualsiasi mezzo, partono cercando la vita e spesso quel desiderio diventa una fine terribile, una morte di stenti, di sete, annegati in quel Mar Mediterraneo che oggi piange i morti e non sente più il canto delle sirene. Per fine agosto gli sbarchi potrebbero arrivare a 100.000 mila, ad oggi si parla di 96.000, i numeri beffardi parlano di un aumento del 110 per cento nel 2023. Numeri incredibili, perché ormai si parla solo di numeri, persone che sono diventate ed identificate con sigle fatte da lettere e numeri. Sbarcano sulle coste e le isole siciliane, in Calabria, in Puglia e in Toscana, provengono per lo più dalla Guinea, Costa d’Avorio, Egitto, Tunisia, Bangladesh, Pakistan, Burkina Faso, Siria, Camerun, Mali e poi a seguire gli altri paesi. 

Un silenzio assordante dal Governo, dalla propaganda elettorale urlata ai quattro venti, proclami sulla lotta agli immigrati e promesse di agire con pugno duro, un continuo parlare di blocco navale e poi i morti di Cutro… Adesso tutto tace Salvini va in bicicletta a Forte dei Marmi, finge che a Lampedusa non succeda nulla, ha smesso di urlare e fare post. Piantedosi non si sente e intanto Lampedusa è allo stremo, la Meloni è troppo impegnata con il salario minimo. E così una delle battaglie su cui le forze politiche di questo Governo ha investito in campagna elettorale è diventato solo un ricordo, forse governare è diverso che fare opposizione senza alcuna responsabilità? C’è da affermare che per gli elettori convinti e fiduciosi per adesso l’obbiettivo non è raggiunto, anzi l’aumento degli arrivi è esponenziale, un governo di destra che raggiunge tutti i record di sbarchi, un paradosso.  I pugni sul tavolo a Bruxelles hanno portato risultati? La Libia e la Tunisia? Insomma, non se ne parla più e così distratti dai costi dei voli low cost, dalla nuova vita del CNEL, dalla tassa sugli extra profitti, e in quale luogo avverrà il duello tra Musk e Zuckerberg, è caduto un velo su ciò che accade ogni giorno sulle nostre coste, sui morti, sui centri di accoglienza saturi e molto altro.

Arrivano bambini, donne, uomini allo stremo, c’è chi è al secondo o terzo tentativo, ieri anche nel Canale della Manica morti e dispersi, arrivano in tanti e noi? Il Niger è in guerra, il Corno d’Africa non è proprio pacificato, solo per citare alcune crisi in atto, noi ci occupiamo di ciò che avviene in Africa? Conosciamo il continente con cui confiniamo? La Tunisia è in crisi e noi anzi loro a Palazzo Chigi dopo il viaggio da Biden cosa pensano di fare? Scusate dimenticavo il Piano Mattei, ma chi sa in quanti hanno studiato la sua vita e il suo pensiero e soprattutto le sue azioni. L’Africa è una polveriera, con tanti interessi, grandi ricchezza e immensa povertà, e gli Imperi dell’Occidente, la Russia e la Cina e un sempre più crescente panafricanismo spesso usato come strumento dalle grandi potenze.

Forse invece di raccontare favole si potrebbe discutere senza enfasi dei problemi e delle promesse, guardare in faccia ad un problema reale come integrare gli immigrati, che percorsi creare per offrire loro lavoro, istruzione, formazione, investire su un modo di serio di accoglierli e di cercare di soddisfare le tante richieste di lavoro che sembra gli italiani non vogliano più fare. In alcuni paesi l’immigrazione è stata ed è una ricchezza, da noi è solo un problema o, meglio, è narrato come un problema, dimenticando che l’agricoltura, l’assistenza agli anziani, la ristorazione e molti altri settori possono contare su chi ha deciso con dolore di lasciare il proprio paese. Evitiamo che i giovani immigrati e le seconde generazioni maturino un odio per chi li ospita, evitiamo le banlieue, i ghetti, cerchiamo di condividere con chi vuole realizzarsi e trovare pace, ma rendiamo difficile l’ospitalità a chi commette reati e delinque senza rispettare regole e leggi. Immaginatevi per un attimo di scendere dai famosi ‘bastimenti’ che arrivavano negli Stati Uniti, con valigie di cartone pronti a tutto, eravamo noi italiani, occidentali, cristiani. 

È proprio di questi giorni la dichiarazione del primo ministro albanese Edi Rama che per festeggiare il grande successo turistico e il numero record di italiani che hanno scelto l’Albania come meta di vacanze, ha rilasciato diverse dichiarazioni: “Dal vostro Paese un’invasione da mezzo milione, non diventeremo la nuova Riviera. Stravedo per Meloni, se foste furbi investireste di più qui». È stato anche oggetto di polemiche un suo meme pubblicato dal Premier albanese su Instagram in cui compara lo sbarco del’91 degli albanesi a Bari con gli italiani che approdano per le vacanze sulle coste albanesi. Valona che tutti ricordiamo come porto di partenza della fuga dal paese dei Balcani oggi è una delle località turistiche più richieste. Rama provoca, seppur le condizioni siano molto diverse, la rotta può essere invertita? Il Premier albanese, che ha da poco aperto a Tirana, un Centro per l’Apertura ed il Dialogo e che da sempre appassionato di arte, vanta una collaborazione con Stefano Boeri, dichiara che l’Italia avrebbe dovuto investire di più in Albania, fidandosi anche e proprio degli aiuti che l’Italia diede all’Albania post-comunista. Insomma l’immigrazione è davvero un fenomeno complicato e controverso.

L’immigrazione, i movimenti di popoli, gli scambi, i flussi e la circolazione sono sempre un arricchimento, una crescita per il dialogo, per la cultura, bisogna, però, saperli governare, bisogna essere pronti a interagire e condividere. Gli slogan, i manifesti, i comizi, i proclami servono a poco, gli elettori che hanno votato per “liberarsi” dagli immigrati hanno letto i numeri degli sbrachi? Credo nella convivenza, nella ricchezza che nasce dal conoscersi, dal dialogo e dall’incontro di tradizioni, culture, lingue e usi, l’altro o, meglio, gli altri per me non sono nemici.

“Le porte, i confini, i porti, possono anche essere sbarrati, ma il problema non si risolverà, per quanto massicci possano essere i lucchetti. Lucchetti e catenacci non possono certo domare o indebolire le forze che causano l’emigrazione; possono contribuire a occultare i problemi alla vista e alla mente, ma non a farli scomparire”.

(Zygmunt Bauman, La società sotto assedio)

“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri”.

(Don Lorenzo Milani)

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