Chi vede una persona stuprata o picchiara a morte perché pensa a filmare invece che intervenire?
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Chi vede una persona stuprata o picchiara a morte perché pensa a filmare invece che intervenire?

Inizia a non piacermi tutto questo, inizio ad avere paura che tutto si trasformi in un Grande Fratello, che la paura di essere filmati alteri le nostre vite

Chi vede una persona stuprata o picchiara a morte perché pensa a filmare invece che intervenire?
A Civitanova l’omicidio di Alika Ogorchuckwu
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Tiziana Buccico Modifica articolo

31 Agosto 2022 - 09.37


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Si accende la campagna elettorale mentre la morsa del caldo sembra allentarsi o almeno si spera. Sarà una guerra una guerra all’ultimo fendente e soprattutto voleranno stracci e i panni sporchi verranno lavati in pubblica piazza. Insomma, non un granché per l’Italia, culla di storia e antiche civiltà. Ma… cosa mi lascia sempre più sgomenta e perplessa e ciò che ogni giorno conquista le prime pagine di giornali, siti e soprattutto social: i video anonimi, i video rubati, i video ripescati, i video che diventano testimonianze, denunce a volte sentenze e che spesso non hanno una firma. Come se la coscienza del singolo o anche di gruppi di persone venisse sostituita da pochi secondi o pochi minuti di girato per trasformarsi in fatto, in un giudizio definitivo. Ma se si vede morire, aggredito a mani nude una persona per strada come è accaduto a Civitanova Marche, cosa ci spinge a filmare invece che intervenire? Alika Ogorchukwu è stato vittima di una furia omicida, la persona che ha girato il video ha così dichiarato a Fanpage del 1° agosto 2022: “Ero terrorizzata davanti a quella scena, pietrificata dalla paura. Ho ripreso tutto col mio cellulare per farlo vedere a mia madre, l’ho girato in preda all’orrore”. Erano presenti cinque persone che, come ha dichiarato l’Avvocato della vittima, forse avrebbero potuto impedire l’accaduto?

Alla nostra coscienza basta filmare? Perché non intervenire? Non impedire un omicidio? Cosa spinge la candidata alla Presidenza del Consiglio, Giorgia Meloni, a postare una violenza sessuale, si certo lo aveva fatto prima un quotidiano, ma questo può mai essere una giustifica. Un video vale così tanto e le persone così poco? Spettacolizzare e strumentalizzare una violenza mostrando un video di una ferocia inaudita, siamo ancora esseri umani? Mi auguro che la persona che con il cellulare ha ripreso lo stupratore avesse già chiamato le forze dell’ordine, che all’altra finestra qualcuno urlasse, o forse qualcuno era per strada in cerca di aiuto, mi auguro proprio che gli altri si siano mobilitati non solo filmando. Sarà davvero così?  Me lo auguro o meglio lo spero, ma inizio a temere che un video venga prima di un intervento che possa scongiurare azioni e atti di un orrore disumano. E continuo a domandarmi come una donna, orgogliosa di esserlo e che ne fa uno slogan, sia caduta così in basso, sarà stato solo perché il carnefice aveva una nazionalità e un colore diverso? Non conta nulla preservare l’identità della vittima, non conta nulla immaginare il dolore che ha provato questa donna nel vedersi sui social, ovunque, e poi rivivere tante e tante volte la violenza, il terrore e la paura. Mi piacerebbe che non fosse così, ed essendo garantista mi auguro che sia stata una pessima caduta di stile, una leggerezza ma non credo sia così, anche perché il video è stato rimosso per le segnalazioni degli utenti e non per la volontà di chi lo ha postato. 

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Ma poi circola il video di Sanna Marin, la premier finlandese, che balla e si diverte ad una festa. E così un altro video conquista la ribalta, in un mondo dove si muore di fame, dove conflitti ingiusti e vittime ogni giorno diventano soltanto numeri di tragedie annunciate, tutto il mondo si occupa di una donna in gamba, bella e determinata che si gode la vita, che in un mondo ridicolo, fatto di ipocrisia e di sepolcri imbiancati giudica una persona che ha tutto il diritto di essere felice e di divertirsi. W Senna e w la sua voglia di vivere, non era drogata, era solo allegra e questo è un problema, come mi piacerebbe stringerle la mano e dirle che almeno lei non finge di essere un’altra. E le donne finlandesi con cosa rispondono al video della Premier? Rispondono con un altro video in cui ballano e inneggiano alla vita. Fermatevi vi prego, fermate chi muore per farsi un selfie precipitando e fermate la smania di poter dire c’ero, ma oltre a c’ero, sapete non ho fatto niente per impedire alcune cose.  Oppure c’ero e adesso vi accuso e rovino un po’ di gente. E ancor il video di Albino Ruberti, capo gabinetto del Sindaco di Roma, che squarcia il PD romano e crea una serie di effetti a catena, un video rubato? Fatto ad arte? Apparso dopo mesi e diventato una sentenza senza appelli. Sono volate frasi ed espressioni pesanti ed ingiustificabili ma chi è la vittima e chi il carnefice e perché è tutto anonimo, tutto opaco?

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Un nuovo video o meglio due, questa settimana, hanno come protagonista Pavel Nedved, vicepresidente della Juventus, video che addirittura risalgono a tre anni fa, insomma in pochi secondi la vita privata di una persona diventa virale e quell’insana passione per il voyeurismo diventa una droga per chi vive attraverso le vite degli altri. Alcuni di questi prodotti spesso amatoriali riescono a distruggere l’immagine, ma questo sarebbe nulla, se non si trasformassero in sentenze senza appello. 

I testimoni non esistono più sono tutti anonimi, e tutti autorizzati a distruggere reputazioni e vite senza dover mostrare i propri volti e senza dichiarazioni giurate. Inizia a non piacermi tutto questo, inizio ad avere paura che tutto si trasformi in un Grande Fratello, che la paura di essere filmati alteri le nostre vite e che il controllo delle emozioni ci costringa a costruirci vite diverse, che lasceremo morire altre persone ma ne avremo un filmato grazie alle nostre fotocamere. Avremo prove dell’orrore della violenza nella nostra galleria fotografica e avremo bisogno di memoria aggiuntiva. Ma una cosa mi è capitata sulla pelle, durante la tromba d’aria in Versilia, una decina di giorni fa. Mentre mi rendevo conto che volava di tutto e che all’improvviso il tempo era cambiato, realizzando che dovevo correre ad avvisare chi era sulla spiaggia e aiutare a mettersi al riparo amici e parenti, un conoscente di lunga data filmava ciò che stava accadendo commentando in diretta, non ha aiutato nessuno a porsi in salvo, non ha allungato una mano verso persone che correvano impaurite. Ho realizzato solo dopo a pericolo scampato che il mio istinto sarebbe stato fargli volare il cellulare, che gli insulti in italiano non sarebbero bastati sarei passata al napoletano.  E allora in attesa di un mondo migliore… aveva ragione Martin Luther King: “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.”

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