Il pilota Fabrizio dopo la morte del pilota 15enne: "Mi ritiro, è un'ecatombe. Troppi bambini in pista"
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Il pilota Fabrizio dopo la morte del pilota 15enne: "Mi ritiro, è un'ecatombe. Troppi bambini in pista"

Il 37enne pilota nella categoria Supersport: "Mi ritiro per mandare un messaggio forte di protesta. Troppa indifferenza da parte della Federazione internazionale"

Il pilota Michel Fabrizio
Il pilota Michel Fabrizio
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26 Settembre 2021 - 18.36


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Un gesto forte ma comprensibile per lanciare un allarme sull’età troppo verde dei piloti in pista, un problema preso finora fin troppo sotto gamba.
La morte di ieri del 15enne Vinales è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

“Mi rifiuto di correre per rispetto della vita umana. E mi ritiro. È il momento di dire basta. Lo faccio per mandare un messaggio forte di protesta. Affinché le regole cambino per la salvaguardia delle vite umane”.

Così sul suo profilo Instagram il pilota italiano della Supersport Michel Fabrizio, colpito dalla tragica morte ieri sul circuito a Jerez del 15enne Dean Berta Vinales durante una gara del campionato Supersport 300.

Fabrizio, 37 anni, è tornato in questa stagione a disputare il campionato Supersport sei anni aver lasciato il Mondiale Superbike, dove aveva disputato oltre 200 gare, “ma – spiega nel suo post – ho visto questo mondo cambiato. Ho visto un’indifferenza da parte della Federazione internazionale: schierare 42 bambini nella Yamaha cup (fortunatamente è filato tutto liscio, nel 2021) e altri 42 nel Mondiale 300. Troppi, troppi piloti con poca o addirittura pochissima esperienza – sottolinea Fabrizio – e questo non succede solo nel Mondiale, ma anche in campionati nazionali, dove per fare cassa si prende tutto, fino all’ultimo posto disponibile”.

“Il problema c’è nella Moto3, nella Talent Cup e nei campionati nazionali – spiega ancora il pilota, ex istruttore federale -. Oltre a ciò vanno riviste anche le piste che devono prevedere spazi di fuga migliori. È ora che intervenga la politica di ogni nazione. Il primo che lanciò un messaggio forte fu Ayrton Senna, che disse come alcune piste fossero pericolose, e solo dopo la sua morte si intervenne. Ad oggi nella Formula1 ci sono meno morti, invece nel motociclismo ultimamente c’è un’ecatombe”.

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