Trovate le prime sequenze del Sars-Cov2 cancellate: scienziato Usa le ha recuperate...
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Trovate le prime sequenze del Sars-Cov2 cancellate: scienziato Usa le ha recuperate...

Jesse Bloom ha recuperato da Google Cloud i file, tolti dalla banca dati americana: sarebbero dell'inizio dell'epidemia di Covid

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24 Giugno 2021 - 15.33


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Nuovo colpo di scena nella ricerca delle origini del SarsCov2: un ricercatore americano, Jesse Bloom del Fred Hutchinson Cancer Research Center, ha identificato dei dati che contengono sequenze del virus SarsCov2 risalenti all’inizio dell’epidemia a Wuhan, rimosse deliberatamente dall’archivio delle sequenze del National Institute of Health americano.
Il ricercatore, come si legge su Biorxiv (che raccoglie gli articoli non ancora vagliati dalla comunità scientifica) e anche sul sito della rivista Science, ha recuperato i file cancellati da Google Cloud e ricostruito le sequenze parziali di 13 virus dei primi tempi dell’epidemia. 
Le sequenze genetiche dei primi casi di Covid-19, registrate su un database Usa, sarebbero state eliminate, su richiesta della Cina, rendendo più difficile la ricostruzione delle origini della pandemia. È quanto risulta al Wall Street Journal.
Secondo il quotidiano Usa, il National Institutes of Health ha confermato di avere cancellato i dati in seguito alla richiesta dello stesso ricercatore cinese che li aveva forniti pochi mesi prima: “chi ha i diritti sui dati può legittimamente chiederne il ritiro”, ha spiegato il Nih.
I dati mancanti, secondo il giornale, includono sequenze di campioni di virus raccolti a Wuhan nei primi mesi del 2020, ma alcune delle informazioni cancellate sono ancora disponibili in un articolo scientifico già pubblicato. 
Bloom ha definito sospetta la cancellazione di queste sequenze. “Sembra probabile che le sequenze siano state cancellate per oscurare la loro esistenza” ha scritto nel documento, che non è stato ancora sottoposto a revisione paritaria o pubblicato su una rivista scientifica. Lo scienziato nel suo lavoro che definisce “misterioso” e “inaspettato” spiega che “l’analisi filogenetica di queste sequenze cancellate nel contesto di dati esistenti accuratamente annotati suggerisce che le sequenze del mercato dei frutti di mare di Huanan che sono al centro del rapporto congiunto Oms-Cina non sono pienamente rappresentative del virus che circolava a Wuhan all’inizio dell’epidemia. Invece, il progenitore delle sequenze conosciute di Sars-CoV-2 conteneva probabilmente tre mutazioni relative al virus del mercato, che lo rendevano più simile ai ‘parenti’ coronavirus del pipistrello”.
Il ricercatore ha affermato di non avere pregiudizi verso una particolare ipotesi di origine per SarsCoV2 e ha concordato sul fatto che le sequenze virali che ha evidenziato siano un piccolo pezzo di un grande puzzle incompiuto. “
Non credo che questo rafforzi né l’origine del laboratorio né l’ipotesi della zoonosi” afferma, come riporta la rivista Science.
“Penso che fornisca ulteriori prove che questo virus probabilmente circolava a Wuhan prima di dicembre, certamente, e che probabilmente abbiamo un quadro non completo delle sequenze dei primi virus”.
Bloom, che sta studiando da tempo l’evoluzione virale, ha iniziato la sua ricerca dopo il controverso rapporto sull’origine della pandemia pubblicato a marzo da una commissione congiunta di ricercatori cinesi e stranieri organizzata dall’Oms. Bloom è stato uno dei venti scienziati che hanno pubblicato sulla rivista “Science”, lo scorso maggio, un articolo in cui si criticava in modo diretto il rapporto dell’Oms, per aver ritenuto “estremamente improbabile” che il virus SARS-CoV-2 fosse fuggito da un laboratorio. Gli scienziati in particolare suggerivano che “non si può affatto escludere con certezza che all’origine del virus vi sia una fuga del Coronavirus dal laboratorio di virologia di Wuhan. “Crediamo che la questione meriti un’indagine basata su elementi scientifici, corretta e accurata, e che qualsiasi conclusione debba essere elaborata sui dati disponibili” aveva affermato David Relman, professore di microbiologia e immunologia alla Stanford University, uno degli autori dell’articolo.

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