Il virologo Menichetti sulle riaperture: "Oggettivamente sono un azzardo"
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Il virologo Menichetti sulle riaperture: "Oggettivamente sono un azzardo"

Il primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa: "Abbiamo però ancora un serbatoio si 450-500mila infetti e una campagna vaccinale che non riesce a decollare questo è il problema".

Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa
Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa
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17 Aprile 2021 - 17.34


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La scelta è stata solo politica ma non bisogna dimenticare che ogni giorno muoiono 300-400 persone e i nuovi contagi oscillano tra i 15 mila e i 20 mila al giorno.
Quindi i medici e i virologi sono preoccupati.
“Mi pare sostanzialmente e oggettivamente un azzardo”. Così Francesco Menichetti, virologo e primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa commenta il calendario di riaperture annunciato dal governo.
“Se è vero che abbiamo un Rt che è decisamente sotto l’1 sul territorio nazionale – sottolinea Menichetti – abbiamo però ancora un serbatoio si 450-500mila infetti e una campagna vaccinale che non riesce a decollare questo è il problema. Se noi nei prossimi 50 giorni, ovvero entro la fine di maggio, fossimo in grado di mettere in sicurezza tutti gli i nostri anziani compresi gli over 60 e i vulnerabili allora si potrebbe ragionare. In caso contrario, torno a ribadire, rischia di essere un azzardo”.
“Già la riapertura delle scuole – afferma il virologo – è un azzardo. Io vedo tantissima gente che gira e non osserva le precauzioni che dovrebbe osservare. Non basta la volontà e la speranza, bisognerebbe anche utilizzare e rispettare la matematica dell’epidemia e la matematica dell’epidemia ancora non è favorevole”. 
Per quanto riguarda l’estate “io che sono per natura un ottimista ritengo che ce la possiamo fare però dobbiamo vaccinare, bisogna smetterla di penalizzare i vaccini che siano AstraZeneca o Johnson & Johnson, tutti i vaccini hanno un profilo di beneficio/rischio inclusi Pfizer e Moderna quindi se il rapporto tra beneficio e rischio – ricorda Menichetti – è largamente favorevole al beneficio, bisogna vaccinare senza infingimenti, casomai con sintonia affine per i vaccini a vettore virale che potrebbero essere riservati agli over 60 ed essere sconsigliati alle donne sotto i 50 anni, questa è solo la raccomandazione. Ma dopo di che bisogna vaccinare. Se teniamo l’AstraZeneca e il J&J nei frigoriferi come pensiamo di realizzare i 500mila vaccini al giorno di cui parla da tempo il generale Figliuolo? Non mi pare ci siano i presupposti”.
“C’è poi – avverte il virologo – la sfida delle varianti di cui non abbiamo detto. Perché adesso noi abbiamo in Italia la variante inglese che è il ceppo dominante e in qualche modo è contenuta dai vaccini e dai monoclonali ma invece la variante brasiliana che è in media presente nel 10% e nel centro Italia arriva anche al 20% – sottolinea Menichetti – pare sfuggire alla risposta dei vaccini così come sfugge agli anticorpi monoclonali in tutto o in parte. Ecco anche perché può essere un azzardo perché – evidenzia – lo scenario epidemiologico può essere sempre di più dominato dalle varianti e quindi riportare l’Rt rapidamente in alto” aprendo a una prospettiva di chiusure in estate. 
“Certo – prosegue il virologo – sarebbe una iattura. Ma l’Inghilterra ci avrà insegnato qualcosa? Hanno fatto il lockdown, hanno vaccinato 30 milioni di persone e poi sono ripartiti. Noi – sottolinea – abbiamo vaccinato poco più di 10 milioni di persone, non abbiamo fatto il lockdown se non nella fase iniziale, abbiamo fatto l’Italia a colori che dopo due settimane che sei bianco o giallo finisci rosso e però ripartiamo perché le condizioni lo impongono. Va bene, se lo impongono le condizioni… vediamo se il virus è d’accordo”, conclude.

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