"Siamo medici, ci offriamo di vaccinare gratuitamente". E la Regione Lazio li snobba
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"Siamo medici, ci offriamo di vaccinare gratuitamente". E la Regione Lazio li snobba

I dottori del Centro Internazionale Radio Medico si propongono di vaccinare gratuitamente i marittimi italiani. Scrivono all'assessore alla Sanità D'Amato. Che non li degna neppure di una risposta

Paradossi alla Regione Lazio
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10 Marzo 2021 - 14.54


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L’ultimo piano per il reclutamento di 15mila operatori per la campagna di vaccinazione anti Covid prevede uno stanziamento di 534,2 milioni di euro. Si cercano dottori, anche in pensione, infermieri e assistenti socio-sanitari da inquadrare per 9 mesi con regolare contratto. Ma se invece un team di medici, di altissimo livello, si propone gratuitamente per vaccinare, la loro richiesta sprofonda nel nulla, neppure una risposta nonostante le reiterate lettere e mail, neppure “no, grazie”.

Niente, il silenzio più assoluto da parte dell’assessorato alla Sanità di Nicola Zingaretti,  guidato da Alessio D’Amato. Il paradosso avviene appunto all’interno della Regione Lazio. Protagonisti sono i medici del Centro Internazionale Radio Medico (CIRM), una delle grandi eccellenze di questo Paese, che da 85 anni prestano assistenza medica gratuita, h24, a tutti i naviganti del mondo. Oltre 100mila pazienti seguiti, come un ospedale in pratica, attraverso le più innovative formule della telemedicina, quella che anche il Presidente Draghi considera come una priorità in tempo di Covid. 

Senza risposte
Ebbene, l’equipe del CIRM – che si trova a Roma –  si propone di vaccinare il personale marittimo senza richiedere un centesimo. Scrivono al Ministero della Salute che per lo meno replica e ringrazia e li dirotta alla Regione Lazio, il cui Presidente è in altri affari affacendato tra tintinnar di spade al Nazareno, post su Facebook e lo studio tv di Barbara D’Urso. Insistono mandano una pec all’assessore competente  Alessio D’Amato. Scrivono: “i marittimi imbarcati rappresentano una categoria di lavoratori  considerata “essenziale” dal Governo Italiano e, per problemi geografici e logistici, la di loro  assistenza medica può non raggiungere lo stesso livello di quella dei lavoratori di terra. Tale  situazione di potenziale discriminazione ed il dovere essere in viaggio toccando porti di paesi  diversi, espone i lavoratori del mare al rischio, più di altri, di contrarre l’infezione da Covid, per  cui, agli stessi, dovrebbe potere essere riconosciuta una priorità nell’ambito della campagna  vaccini anti-COVID”. 
Niente di fare, neppure una risposta automatica di quelle standardizzate. Silenzio totale. Eppure parliamo di medici veramente in prima linea, grandi professionalità. Un team che lavora in campo internazionale ed è guidato da Francesco Amenta, professore di Scienze del farmaco all’Università di Camerino, uno dei neuroscienziati italiani presenti nelle classifiche mondiali per la qualità dei suoi studi. Nella lettera inviata all’assessore D’Amato, che probabilmente è così impegnato a rilasciare dichiarazioni finanche improvvide sul vaccino Sputnik da non leggere neppure le mail ufficiali, i camici bianchi del CIRM sottolineano: “Siamo disponibili ad effettuare, a titolo  gratuito, nella nostra sede ed utilizzando il nostro personale medico, una campagna vaccinale  solidale diretta alla gente di mare. Tale offerta avrebbe il vantaggio di evitare un aggravio di  impegno delle unità del Sistema Sanitario Nazionale, con la conseguente velocizzazione delle  operazioni vaccinali ed anche un risparmio sul costo del personale che il Sistema Sanitario  nazionale deve, altrimenti, impiegare”. 

Lontano dai riflettori
Gratis e solidarietà sembrano essere termini non in voga nonostante un’emergenza di così drammatica portata. E l’interesse per i nostri marittimi pari a zero visto che nessuno si è preso la briga di rispondere alla proposta dei medici del CIRM che ogni giorno, 365 giorni l’anno, continuano a operare in solitudine, lontani dai riflettori che piacciono tanto alla politica nostrana. 

In altri tempi forse una storia del genere avrebbe meritato almeno una interrogazione in Consiglio Regionale. Dubitiamo che accada. 

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