Mantovani: "Il Covid-19 non è più gentile, ma la malattia si è attenuata e vi spiego perché"
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Mantovani: "Il Covid-19 non è più gentile, ma la malattia si è attenuata e vi spiego perché"

Il direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano: "Il vaccino? Attenti alle scorciatoie".

Mantovani, clinico Humanitas
Mantovani, clinico Humanitas
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24 Agosto 2020 - 08.32


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“Il virus non è più gentile, ma la malattia in estate si è attenuata”. A parlare sulle pagine del Corriere della Sera è Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano e professore Emerito dell’Humanitas University. 

Il medico parla dal suo soggiorno in Grecia e a chi gli domanda come stia vivendo la quotidianità della sua vacanza risponde: 

“Una prima sensazione all’arrivo: gli italiani non sono “malvisti” qui, grazie anche agli sforzi che il nostro Paese ha fatto per contenere la pandemia. Secondo: tutti seguono scrupolosamente le regole. Abbiamo visto, venerdì scorso, la partita dell’Inter […] tutti rigorosamente con le mascherine” […] Il mio tampone al rientro dalla Grecia è già prenotato per il prossimo 28 agosto.

A proposito del tracciamento dei contatti di chi risulta positivo al rientro delle vacanze, Mantovani ricorda che “tracciamento ” è una delle “tre T” necessarie a controllare la diffusione del contagio insieme a “testare” e “trattare”.

Quando gli viene chiesto se il coronavirus sia diventato meno aggressivo, l’immunologo risponde:

“L’unico dato ‘sicuro’ arriva da un lavoro pubblicato sulla rivista Cell che dice che il virus è ‘stabile’ e non sta diventando più ‘gentile’. Altre osservazioni (sulla minore aggressività, ndr) si basano su piccoli studi, non ancora pubblicati. Ma creano messaggi distorti che confondono la gente”.

Poi lo scienziato fa una distinzione tra cambiamento del virus e attenuamento della malattia: Sembra che la malattia sia meno grave…

“Il virus non è cambiato […] la malattia invece si è attenuata. Per diverse ragioni. La prima è che, comunque, le polmoniti da virus respiratori praticamente scompaiono d’estate. La seconda è che nei confronti delle persone più fragili, come gli anziani, si sta più attenti. La terza è che sono i giovani i più colpiti, ma hanno più difese.

Mantovani ricorda però che il paziente “zero” di Codogno, ricoverato in gravissime condizioni, “aveva 37 anni ed era un maratoneta”. L’invito, dunque, è quello a non abbassare la guardia.

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“Attenti alle scorciatoie” anche per quanto riguarda il vaccino, sottolinea Mantovani citando un recente editoriale di Science.

“Deve dimostrare di essere efficace e sicuro […] Non abbiamo bisogno di un vaccino ‘cavallo purosangue’ che brucia le tappe, ma di un “cavallo da tiro” e forse più di uno, capaci di lavorare, magari insieme, sulla lunga distanza”.

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