Miglioreremo o andremo incontro a una epidemia di ritorno? I numeri dell’epidemia di oggi – che mostrano un calo di positivi e di pazienti in terapia intensiva ma un aumento dei deceduti – “non hanno nulla a che vedere con la fase 2. Sono dati, come lo saranno quelli delle prossime due settimane, che si riferiscono ancora al lockdown”.
Lo precisa Carlo Signorelli, docente di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Gli effetti della riapertura, dice Signorelli , “potremmo vederli solo dal 14-15mo giorno dopo la ripartenza, vale a dire dal 19 maggio”. E “quando valuteremo la fase 2 dovremmo tenere da conto il numero di tamponi fatti. Con un numero maggiore di tamponi possono essere individuati più positivi senza che questo significhi un’impennata dell’epidemia”.
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