E' ufficiale, la curva si è piegata. Iss: "Il numero di casi si sta riducendo ovunque. Ma cautela"
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E' ufficiale, la curva si è piegata. Iss: "Il numero di casi si sta riducendo ovunque. Ma cautela"

"I primi casi in Lombardia a fine gennaio. Gran parte delle infezioni nelle Rsa", spiega il presidente dell'Istituto Silvio Brusaferro.

Silvio Brusaferro
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24 Aprile 2020 - 11.43


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Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la circolazione del coronavirus in Italia è in netta diminuzione. “Si sta riducendo dappertutto, ma è ancora necessaria prudenza rispetto alle misure di riapertura perché la situazione è diversificata nel Paese”, ha dichiarato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro durante la conferenza stampa presso l’istituto sul quadro epidemiologico. “La curva mostra che i sintomatici si riducono. Ci sono ancora casi, ma anche questi sono in diminuzione. Crescono gli asintomatici o coloro che hanno patologie lievi e si riducono i pazienti critici. Inoltre, le età più avanzate, con più patologie, sono a maggior rischio mortalità”. 

Nonostante i passi avanti, Brusaferro predica cautela: “Ci sono zone a bassa, media e alta circolazione del virus, e ci sono focolai anche in aree a bassa circolazione. Dobbiamo muoverci passo dopo passo, perché la situazione è nettamente migliorata ma dobbiamo tenere conto che il virus circola ancora, e seppur in modo diverso nelle varie zone del paese bisogna avere molta cautela”. Secondo il professor Franco Locatelli si corre un rischio a dare il via libera ai campi estivi e agli oratori, alludendo alla proposta fatta ieri dal governatore del Veneto Luca Zaia. 

Anche Roberto Speranza, ministro della Salute, invita a non spingere sull’acceleratore per quanto riguarda le riprese: “La curva si è piegata, possiamo guardare con fiducia al futuro, ma con cautela”, ha dichiarato durante l’inaugurazione dell’edificio Alto Isolamento all’Istituto Spallanzani: “Ci sono le condizioni per programmare il domani ma con i piedi ben piantati nell’oggi. Il virus circola ancora nel nostro territorio, guai a pensare che la battaglia sia vinta. Abbiamo creato le condizioni ma adesso prudenza e gradualità massima, siamo davanti a un nemico difficile”.

L’idea, spiega Brusaferro, é: “Apriamo attività produttive, commerciali, una mobilità a supporto, e vediamo se riusciamo a mantenere questi numeri, e andiamo progressivamente ad articolare una nostra vita che certamente non sarà come prima, fino a quando non avremo terapie ma soprattutto il vaccino”. La vita quotidiana sarà diversa: “Ci si potrà muovere ma rispettando rigorosamente alcune regole. Si potrà andare al parco ma non fare feste, in sintesi”.

Secondo i dati analizzati dall’istituto, in Lombardia il coronavirus è arrivato molto prima rispetto all’individuazione del paziente uno: ”È partita molto prima, di sicuro a gennaio e forse anche prima”, hanno detto durante la conferenza. 

Il presidente dell’Iss sottolinea che “la gran parte delle infezioni si verificano fondamentalmente dove si concentrano sostanzialmente le persone anziane e i disabili”, quindi nelle Rsa. Subito dopo “c’è il livello familiare, quindi le strutture sanitarie e il livello lavorativo”. Nello specifico: “Su circa 4.500 casi notificati tra l′1 e il 23 aprile, il 44,1% delle infezioni si è verificato in una Rsa, il 24,7% in ambito familiare, il 10,8% in ospedale o ambulatorio e il 4,2% sul luogo di lavoro”. L’indice di contagio ” è tra 0,2 e 0,7, ma ci vuole poco a tornare sopra la soglia”. Secondo Giovanni Rezza, se non venissero rispettate le dovute cautele l’indice di contagio potrebbe tornare sopra l′1 “in due settimane, anche meno”. “La soglia per riaprire? Per un epidemiologo dovrebbe essere zero,  ma è chiaro che un paese non può reggere un lockdown per due o tre mesi. Decide la politica, sulla base dei dati Più si abbassa la curva e più c’è margine”. Nel mese di aprile è “aumentato il numero delle donne contagiate”, che comunque “muoiono meno rispetto ai maschi”, almeno in Italia. “L’età media delle donne è più elevata”, spiega il professor Brusaferro.

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