Ecco l'occhio bionico: aiuta a combattere la cecità
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Ecco l'occhio bionico: aiuta a combattere la cecità

Un nuovo dispositivo permette ai non vedenti di ritornare a vedere: una telecamera cattura le immagini che sono poi rielaborate da un computer.

Ecco l'occhio bionico: aiuta a combattere la cecità
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30 Settembre 2014 - 22.08


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La prima paziente al mondo a tornare a vedere grazie alla tecnologia, si chiama Fran Fulton, una signora di 66 anni, che aveva perso la vista una decina di anni fa a causa della retinite pigmentosa, una malattia degenerativa, che provoca lentamente la morte delle cellule sensibili alla luce che si trovano nella retina.

Grazie alla tecnologia però la donna adesso è riottenuto la vista. Il dispositivo che è stato sperimentato si chiama Argus II ed è costituito da tre parti: un paio di occhiali, un convertitore, e una matrice di elettrodi. Gli occhiali servono da supporto per la fotocamera e la telecamera, che hanno la stessa capacità intuitiva di quelli utilizzati nei normali smatphone.

Tramite Argus II, l’immagine della telecamera è trasmessa ad un convertitore che può essere trasportato in una borsa o in tasca. I segnali sono poi inviati alla matrice di elettrodi impiantati sulla retina del paziente e così il cervello può rielaborare l’immagine, permettendo a chi ha perso la vista di tornare a guardare nuovamente il mondo. Per impiantare gli elettrodi sulla retina bastano poche ore di intervento e questo dispotivo certamente cambierà la vita di moltissime persone che oggi sono cieche.

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Robert Greenberg, amministratore delegato e presidente di Second Sight, l’azienda che ha sviluppato Argus II, ha spiegato che ”Sviluppare qualcosa che può appoggiarsi sulla superficie della retina senza danneggiarla è veramente difficile. Questo è stato più duro che capire gli algoritmi”. La signora Fulton, la prima a essere operata e che ha dichiarato che la sua vita è completamente cambiata, è rimast sotto osservazione una settimana, in cui i medici le hanno insegnato ad utilizzare il dispositivo da sola.

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