Ucraina, Fratoianni (Avs): "Basta con la retorica di guerra, noi siamo contrari all'invio di nuovi armi a Kiev"
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Ucraina, Fratoianni (Avs): "Basta con la retorica di guerra, noi siamo contrari all'invio di nuovi armi a Kiev"

Fratoianni contro l'invio di nuove armi all'Ucraina: «Occorre ribellarsi a questa normalizzazione, occorre ribellarsi, non perché siamo pacifisti ma perché siamo di fronte alle guerre, eviterei di fare della pace il problema».

Ucraina, Fratoianni (Avs): "Basta con la retorica di guerra, noi siamo contrari all'invio di nuovi armi a Kiev"
Nicola Fratoianni
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8 Febbraio 2024 - 12.08


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Sul nuovo invio delle armi in Ucraina, con il dl trasformato in legge, Alleanza Verdi e Sinistra ha ribadito la propria contrarietà. E’ Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana ed esponente di Avs, a motivare in aula la decisione con un accorato discorso.

«Siamo tutti, chi più chi meno, abituati al ritmo del lavoro parlamentare. Sappiamo che, quando la discussione con le dichiarazioni di voto comincia la mattina presto e non ci sono emendamenti, nè voti da fare, l’Aula è vuota. Però, me lo faccia dire, fa venire un poco di disperazione, l’Aula di Montecitorio vuota, quando il Parlamento discute della guerra, delle armi, di un conflitto drammatico come quello in corso in Ucraina da ormai quasi due anni, dopo l’aggressione russa al territorio ucraino».

«Fa venire la disperazione perché ha il sapore della normalizzazione della guerra, della sua naturalizzazione. Dà fino in fondo la misura del senso di impotenza e, dunque, anche della distrazione che ne deriva, in un’Aula come quella del Parlamento, che, in Italia, come in ogni altra parte del mondo, dovrebbe, invece, sentirsi fino in fondo caricata di una responsabilità: quella di fare i conti, minuto dopo minuto, di fronte alla guerra, alle guerre, in Ucraina come a Gaza, ovunque si combattano guerre che producono tragedie, lutti e disperazione».

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«Occorre ribellarsi a questa normalizzazione, occorre ribellarsi, non perché siamo pacifisti ma perché siamo di fronte alle guerre, eviterei di fare della pace il problema. Abbiamo un problema più grande, è la guerra. E allora, se ci ribelliamo alla normalizzazione, occorre provare a decostruire tutto ciò che si accompagna alla normalizzazione della guerra. Primo, la retorica dei diritti, perché non si può essere fermi nella difesa del diritto internazionale lì e sordi e distratti nella difesa del diritto internazionale in uno, due, tre, cento altri luoghi del mondo».

«E poi fateci un piacere: basta con la retorica, basta, basta con la retorica. Il ministro Crosetto diceva: dopo due anni la controffensiva è fallita, la guerra ha preso le caratteristiche di una guerra di posizione, ci sono 8 milioni di mine, l’Ucraina è devastata, l’obiettivo principale resta quello della liberazione di tutto il territorio, il ripristino dei confini, l’integrità territoriale piena, però – questo è il ministro Crosetto, il però lo ha messo lui, non io – dobbiamo confrontarci con la realtà, è il momento di fare un’offensiva diplomatica decisa. Dov’è questa offensiva? Non c’è, non c’è, non c’è».

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«L’assenza, il mutismo, l’afonia di un’Europa incapace di costruire il proprio profilo, la propria autonomia sulla politica estera, sulla difesa, porterà l’Europa alla sua fine e il mondo sempre più sull’orlo, anzi, oltre l’orlo di un baratro, quello della guerra. Noi non ci stiamo e non ci rassegniamo». 

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