Santanché vittima di un complotto comunista di dipendenti e fornitori che osano chiedere di essere pagati
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Santanché vittima di un complotto comunista di dipendenti e fornitori che osano chiedere di essere pagati

Daniela Santanché al Senato la butta sul vittimismo, minimizza i fatti, ne omette altri e rivendica il suo essere una grande imprenditrice

Santanché vittima di un complotto comunista di dipendenti e fornitori che osano chiedere di essere pagati
Daniela Santanché
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5 Luglio 2023 - 18.54


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Una farsa. Ma non si tratta del caso giudiziario (per quello c’è semmai la magistratura) ma della spregiuficatezza con la quale si trattano affari e dipendenti. E infatti la ministra di estrema destra si è presentata come vittima di un complotto comunista di dipendenti e fornitori che osano voler essere pagati. Daniela Santanchè afferma “sul suo onore” di non essere stata raggiunta “da alcun avviso di garanzia“.

“Anzi – chiarisce -, per escluderlo ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi”. Durante l’informativa nell’Aula del Senato, il ministro del Turismo sostiene: “Contro di me è in atto una strumentalizzazione politica. Sono qui per difendere il mio onore e quello di mio figlio. Sono qui per il rispetto che si deve a questo luogo e ai cittadini che rappresentiamo”. Il Movimento 5 stelle ha depositato una mozione di sfiducia contro il ministro.

“Subito disponibile a riferire”

 Davanti al Senato Santanché sottolinea: “Spero vorrete darmi atto che a fronte della richiesta di alcuni gruppi di opposizione, e dico alcuni e non tutti, ho subito dato la disponibilità a riferire, cosa che qualcuno ha anche considerato eccessiva”. 

“Nessuna accusa per 30 anni”

 “Per 30 anni – spiega ancora il ministro, chiamato a rispondere sulle vicende delle sue società Visibilia e Ki Group – dal mio gruppo nessuno mi ha mai accusato di nulla. Oggi i miei collaboratori sapranno portare avanti la società, essendo io socia di minoranza. Non ho avuto mai favoritismi e mai li ho cercati”. 

“Gruppo preso dal padre di mio figlio”

 Precisa che “nel 2010 il gruppo del settore biologico (di cui si parla) è stato preso non da me ma dal padre di mio figlio con cui non avevo più alcun legame e comunque con il suo intervento i lavoratori hanno avuto 12 mesi di retribuzione”. 

“Mai presi stipendi stratosferici”

 Sulle accuse dei maxi stipendi si difende così: “Dalla Ki Group ho ricevuto nel triennio 2019-2021 27mila euro lordi, una media di 9mila euro l’anno. Non si tratta di compensi stratosferici”. E, riguardo al Tfr ancora da corrispondere al personale di Ki Group, Santanché spiega che “era da corrispondere nel 2023. Ho chiesto informazione e posso dire che tutti verranno soddisfatti nei loro diritti di credito”. 

“Per il risanamento ho dato il mio patrimonio”

 Il ministro spiega poi la vicenda del risanamento delle 4 società Visibilia e dice che “per questa complessa operazione ho messo a disposizione il mio patrimonio, per tutto ciò mi sarei quasi aspettata un plauso e sfido chiunque a indicarmi un numero cospicuo di persone che impegnano tutto il patrimonio per salvare le aziende”. 

“Mi accusa un finanziere”

 E ancora: “Il mio accusatore non è un piccolo risparmiatore, ma un finanziere, che ha tentato di costringermi ad accordi per me inaccettabili. Questo tema sarà oggetto di apposita inchiesta giudiziaria che chiarirà anche con registrazioni audio” l’accaduto. 

“Nessuna multa da pagare”

 Daniela Santanché ha voluto concludere così il suo intervento in Aula: “Cosa resta alla fine: note di colore sul mio abbigliamento, per le case, per le mie amicizie, per i nomignoli che mi sono stati dati. Mi hanno anche accusato erroneamente di aver preso delle multe in sosta vietata quando le multe erano dell’arma dei carabinieri a cui avevo dato in comodato una mia auto per rinunciare a una scorta. Io non ho nessuna multa da pagare”. 

Dal M5s mozione di sfiducia

 “Abbiamo presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti”, ha detto il capogruppo del Movimento 5 stelle al Senato Stefano Patuanelli al termine del suo intervento in Aula dopo l’informativa del ministro. In Senato è scattato il coro del gruppo pentastellato: “Dimissioni, dimissioni”. 

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