Nel Pd l'unità tra Schlein e Bonaccini si incaglia (per ora) sulla scelta dei capogruppo
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Nel Pd l'unità tra Schlein e Bonaccini si incaglia (per ora) sulla scelta dei capogruppo

La telefonata di ieri fra la segretaria del Pd, Elly Schlein, e il presidente dem Stefano Bonaccini non è servita a sciogliere i nodi sulla scelta dei capogruppo

Nel Pd l'unità tra Schlein e Bonaccini si incaglia (per ora) sulla scelta dei capogruppo
Elly Schlein e Stefano Bonaccini
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21 Marzo 2023 - 22.23


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L’unità del Partito democratico la vogliono tutti. Ma poi ottenerla non è facile.

 È incagliata sul nodo dei capigruppo di Camera e Senato la trattativa interna al Partito Democratico. La telefonata di ieri fra la segretaria del Pd, Elly Schlein, e il presidente dem Stefano Bonaccini non è servita a sciogliere i nodi. Nell’area Bonaccini, infatti, cresce il fronte del `no´ all’ipotesi di lasciare entrambe le presidenze dei gruppi alla maggioranza. 

Sul fronte Schlein, al contrario, si registra una ferma determinazione a insistere su Chiara Braga per la presidenza del gruppo a Montecitorio e Francesco Boccia per quella di Palazzo Madama. E, con il passare dei giorni, emerge anche una domanda: «Perché non si è chiusa la trattativa tenendo insieme i tre dossier?». 

Ovvero, presidenza del partito, direzione, segreteria e capigruppo. Una impasse per risolvere la quale stanno scendendo in campo i pontieri dell’area che guarda alla segreteria che, stando a quanto si apprende, stanno portando avanti dei sondaggi fra i colleghi per sondare umori ed eventuali proposte alternative. Questo, nonostante sia convinzione diffusa che la prima scelta di Schlein rimanga Braga. 

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 Il mantra dei parlamentari che guardano a Bonaccini è sempre «in ogni caso, decide Stefano». A questo, tuttavia, viene aggiunto che «l’ipotesi di lasciare entrambi i capigruppo alla maggioranza del partito non può essere presa in considerazione. Non è mai successo», viene spiegato, «nemmeno quando a vincere è stato Matteo Renzi con oltre il 70 per cento».

L’ex sindaco di Firenze, infatti, diventato segretario del Pd lasciò alla minoranza la presidenza del partito, affidata a Gianni Cuperlo, ed evitò di sostituire Roberto Speranza, scelto da Pierluigi Bersani, alla guida del gruppo a Montecitorio. In seguito, fu la volta di Graziano Delrio, da una parte, e Andrea Marcucci dall’altra. Al momento della votazione in assemblea alla Camera, il nome indicato da Renzi era quello di Lorenzo Guerini che, tuttavia, ritirò la candidatura per fare spazio a Delrio, sempre della maggioranza, ma con un profilo meno spiccatamente renziano. A Delrio successe, poi, Debora Serracchiani in `ballotaggio´ con Marianna Madia. A questi passaggi si appella chi, oggi, ricorda che «i gruppi parlamentari sono autonomi e che un passaggio interno è sempre stato fatto. Non vogliamo pacchetti chiusi». 

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Tradotto: in assenza di un accordo si procede per votazione. Una ipotesi, quella della conta interna, che dalla maggioranza del partito si punta ad evitare. Da qui il lavoro in corso fra Elly Schlein e Stefano Bonaccini per arrivare a un accordo politico prima del passaggio nei gruppi. Fonti dem si mostrano, da questo punto di vista, fiduciose: si potrebbe chiudere fra stasera e domani. Prima, quindi, della seduta della Camera per le comunicazioni di Giorgia Meloni domani in vista del Consiglio Europeo del 23 e 24 marzo, che vedrà Schlein presente in Aula.

 Un’occasione per fare un passaggio, sebbene informale, anche tra i deputati così da sondarne gli umori. I nomi più `caldi´ in campo, al momento, rimangono quelli di Francesco Boccia e Chiara Braga. È sulla seconda che si concentra l’attenzione di chi si oppone a lasciare entrambi i capigruppo alla maggioranza. Braga, è il ragionamento, è già segretaria d’Aula e per fare la capogruppo dovrebbe lasciare l’incarico che, tuttavia, difficilmente potrebbe essere conservato dal Pd in questa fase. Il rischio è di perdere una carica a Montecitorio a tutto vantaggio della maggioranza che sostiene il governo. Inoltre, Montecitorio è la Camera in cui siede anche la segretaria Schlein, con il vantaggio di potere seguire da vicino i lavori dei deputati dem. Per questa ragione è tornata in auge l’ipotesi di una conferma di Debora Serracchiani, il cui lavoro di questi primi mesi di legislatura è stato apprezzato dalla stessa segretaria. 

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