Elly Schlein, in vista dell’appuntamento finale delle primarie del Pd di domenica 26 febbraio, è tornata a puntare il dito contro quelli che lei chiama i “capibastone” del partito. In un’intervista a La Stampa, Schlein ha sottolineato il bisogno di un rinnovamento totale.
«Se vincerò le primarie non sarà più tollerato che in questo partito qualcuno si senta padrone delle tessere e delle persone. Porremo fine alla logica della cooptazione, nella quale le donne vanno bene solo nel ruolo di vice. Porremo fine al partito dei capi-bastone e dei cacicchi».
«Quando mi sono candidata ho chiarito subito le condizioni: venite liberi, o non venite affatto. Non sono nata ieri, sono nove anni che faccio politica: chi dovesse avvicinarsi per condizionare, incontrerebbe un muro di persone liberi. Non riesco ad immaginare una critica più forte di chi, come me, ha lasciato il Pd 7 anni fa perché non si riconosceva nelle sue politiche scellerate. Sul Memorandum per la Libia. O sul Jobs Act: io ero in piazza con la Cgil. Parole altrettanto nette non le ho sentite dal mio competitor. Anzi. D’altra parte Bonaccini è diverso da me, è il vecchio modello. Un Pd già visto».