Da ex renziano (almeno per una stagione politica) al rifiuto di quella che è stata una delle bandiere di Renzi, ossia il Jobs Act che il leader di Italia Viva ancora difende come misura che ha portato lavoro e benessere mentre per molti (giovani e lavoratori in primis) è la misura simbolo di un Pd (all’epoca era il segretario) distante dai lavoratori.
“Intervenire sull’articolo 18 penso sia stato un errore secco, bisogna andare oltre il Jobs act e va scritta una nuova stagione di riforme che si concentri sul garantire sviluppo e politiche industriali e combattere il lavoro precario, cosa che in questo Paese in questi anni non è stata fatta e cercare all’interno di questa strada di costruire condizioni per migliorare i redditi e il lavoro”.
Così il candidato alla segreteria nazionale del Pd, Stefano Bonaccini, che a un evento a Torino ha aggiunto: «il taglio del costo del lavoro dovrebbe andare ad aumentare anche alcuni redditi perché con un’inflazione al 12% si rischia che anche gente che lavora a tempo pieno passi da un eventuale ceto medio basso a una condizione di difficoltà se non di povertà».
