Schlein (Pd): "No al nucleare e al lavoro precario, mi batterò per lo Ius Soli"
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Schlein (Pd): "No al nucleare e al lavoro precario, mi batterò per lo Ius Soli"

Elly Schlein verso le primarie: «Il Pd nuovo è quella dello Ius Soli. È una legge di civiltà perché nella storia non si è mai fatta inclusione negando il riconoscimento delle identità e dei diritti». 

Schlein (Pd): "No al nucleare e al lavoro precario, mi batterò per lo Ius Soli"
Elly Schlein
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20 Gennaio 2023 - 11.22


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Elly Schlein ha parlato con l’Agi dei suoi obiettivi come possibile futura segretaria del Pd, concentrandosi soprattutto sui temi del lavoro.

«Il Job’s act è stato l’errore che ha provocato una frattura profonda con il mondo del lavoro e con i lavoratori che non si sono riconosciuti in quelle scelte. Oggi è tempo di contrastare la precarietà limitando i contratti a termine. Lo hanno fatto in Spagna discutendo con le parti sociali e adesso sta aumentando, in quel Paese, il numero dei contratti a tempo indeterminato. Serve una legge sulla rappresentanza per rafforzare i contratti collettivi e contrastare i contratti pirata. Insieme a questo serve un salario minimo per fissare una soglia sotto la quale non è lavoro, ma sfruttamento. Su questo mi appello alle altre opposizioni a proseguire la battaglia per il salario minimo, insieme». 

«Discutiamone, facciamo questa battaglia insieme perché la maggioranza non vede il lavoro povero che colpisce tre milioni di lavoratori e lavoratrici. Assieme a tutto questo è necessario scrivere le nuove tutele per il nuovo lavoro digitale: non è accettabile che ci siano nuovi lavori, come i rider, che oggi non hanno diritto a nulla. Dobbiamo scrivere le regole del lavoro che cambia. La precarietà, poi, incide negativamente sulla sicurezza sul lavoro. Il lavoro precario è lavoro insicuro, non si può continuare a morire di lavoro e di stage in Italia. Bisogna fare formazione, assumere ispettori per controlli capillari, incidere sulla sicurezza. Stupisce che un governo che parla tanto di natalità non parli mai di precarietà. Aggiungo il congedo paritario pienamente retribuito di tre mesi come in Spagna o in cinque come in Finlandia. Questo serve per tornare credibili agli occhi di chi soffre». 

Sul reddito di cittadinanza

«Intanto bisogna battersi contro la guerra che questo governo sta facendo contro i poveri anziché contro la povertà. Il governo sta cancellando l’unico sostegno al reddito che esiste in quasi tutti gli altri paesi europei. Uno strumento che può essere migliorato anche seguendo le indicazioni date da Chiara Saraceno nella relazione del Comitato Scientifico di valutazione del Reddito di Cittadinanza. Ma in Italia, un paese che tocca livelli di povertà assoluta che non si vedevano dal 2005, è impensabile cancellare questo strumento. L’Istat ci dice che il reddito di cittadinanza ha evitato di fare scivolare in povertà un milione di persone in più. Poi, certo, servono le politiche attive per il lavoro, i centri per l’impiego, occorre investire in formazione per le competenze e il sapere e sulle nuove competenze che servono per la transizione digitale e la conversione ecologica. Una formazione che deve favorire l’incontro fra domanda di lavoro specializzato e l’offerta. Perché in Italia abbiamo un problema di sovra-formazione, con persone che si formano con competenze importanti nel sistema universitario ma che non trovano sbocco nel mercato del lavoro e, quindi, vanno altrove». 

Il clima e le contromisure da prendere

«Io credo che serva urgentemente un piano per infrastrutturare una massiccia produzione di energia pulita e rinnovabile in un paese ricco di sole, vento e acqua come il nostro. Questo, sapendo che le rinnovabili hanno tecnologie mature che hanno ridotto i costi di produzione di venti volte in venti anni: nel 2020, secondo World Energy Outlook , il fotovoltaico produce oggi i costi per elettricità più bassi della storia dell’umanità . Anche quando si sono incentivate queste energie non si sono create le filiere necessarie. Elettricità Futura chiede con insistenza di velocizzare l’iter per messa a terra 85 gigawatt energia rinnovabile da qui al 2030 che porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro calcolati fra le sessanta e le settemila unità. C’è, quindi, una parte di impresa che chiede di fare tutto questo. Un percorso che ci permetterebbero di essere realmente indipendenti dalle fonti fossili e, soprattutto, da quelle russe. 

Il nucleare può essere una soluzione?

«Penso che non sia la strada da prendere. Il nucleare ha tempi di industrializzazione e costi proibitivi rispetto all’urgenza immediata di andare verso una maggiore indipendenza energetica, anche nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di azzeramento delle emissioni che ci siamo dati in Ue. In Finlandia ci sono voluti 11 miliardi e 17 anni per costruire una centrale. In Normandia si è costruita in 14 anni, ma con un budget triplicato rispetto a quello previsto. Non abbiamo tutto questo tempo. Sulla fusione nucleare, tecnologia diversa da quella della fissione, ho sempre sostenuto la ricerca, ma anche chi se ne occupa da vicino dice che servono decenni per immaginare l’industrializzazione di quella energia. E poi resta il problema delle scorie sulle spalle delle prossime generazioni». 

Sullo Ius Soli e lo Ius Culturae

«Il Pd nuovo è quella dello Ius Soli. È una legge di civiltà perché nella storia non si è mai fatta inclusione negando il riconoscimento delle identità e dei diritti. Ci sono più di un milione di ragazze e ragazzi nati e cresciuti in questo paese a cui nessuno può togliere il diritto di sentirlo come casa, ragazze e ragazzi che pagano le tasse qui, lavorano e studiano qui. È una ingiustizia insopportabile. A questo riguardo, ricordo che pochi giorni fa è morto Omar Neffati il cui impegno deve darci il coraggio di andare avanti. La nostra battaglia deve essere per lo Ius Soli. 

La lotta per la parità salariale

«Servono strumenti normativi per contrastare le discriminazioni che colpiscono le donne. Alcuni sono stati adottati come la legge sulla parità salariale, di cui si è occupata Chiara Gribaudo, o la legge sulla parità di genere nei Cda delle imprese, approvata qualche anno fa. Penso ci sia la necessità di una dimensione di genere in tutte le politiche pubbliche e del lavoro perché le donne sono sottorappresentate in tutti i luoghi in cui si decide. Sono discriminate in tutti i paesi europei, prendono in media il tredici per cento in meno. Il divario più agghiacciante è quello pensionistico che fa segnare il 28% in meno a livello. Ma oltre alla discriminazione salariale, le donne subiscono in misura maggiore il part time involontario, i contratti a tempo determinato e una forte discriminazione al momento dell’accesso al lavoro. In pandemia lo abbiamo visto: giovani e donne perdevano lavoro anche con il blocco licenziamenti perché avevano contratti a termine: le donne si laureano con risultati migliori degli uomini, ma cinque anni dopo hanno salari più bassi rispetto a quello degli uomini. Guardando poi al mondo accademico: su un centinaio di rettori, le donne sono meno del dieci per cento. C’è una grande battaglia da fare ma si fa solo educando alle differenze, a partire dalle scuole»

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