Articolo 1 sul Pd: "Un riferimento al lavoro nel nome e nel simbolo del partito"
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Articolo 1 sul Pd: "Un riferimento al lavoro nel nome e nel simbolo del partito"

Il documento approvato dall'assemblea nazionale di Articolo 1 insieme alla relazione di Roberto Speranza. Con la Costituente Articolo 1 è orientato a rientrare nel nuovo Pd

Articolo 1 sul Pd: "Un riferimento al lavoro nel nome e nel simbolo del partito"
Roberto Speranza
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18 Dicembre 2022 - 17.50


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Un Partito democratico rinnovato, che metta il lavoro al centro e viri decisamente a sinistra. «All’Italia serve una grande forza popolare, che abbia il suo cardine nella rappresentanza del mondo del lavoro come leva per la trasformazione democratica e sociale (…) Per questa ragione sosteniamo con forza la proposta di inserire un esplicito riferimento al lavoro nel nome e nel simbolo del partito per rafforzare quella prospettiva ecologista e socialista che serve al paese».

E’ quanto si legge nel documento approvato dall’assemblea nazionale di Articolo 1 insieme alla relazione di Roberto Speranza.

Nello stesso documento si propone il «superamento nell’impianto statutario del nuovo partito di meccanismi di investitura personalistica della leadership, che deprimono il ruolo delle iscritte e degli iscritti e il valore del confronto fra le piattaforme politiche».

Per Articolo 1, rispetto ai temi del lavoro, «il primo passo da fare è lasciarsi alle spalle le attuali forme di precarietà e frammentazione del mondo del lavoro superando definitivamente il Jobs Act. (…) Il secondo passo è una legge sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro, in attuazione del dettato costituzionale. (…) Terza priorità è l’introduzione del salario minimo».

Torni finanziamento pubblico e via partiti personali =

«La crisi della nostra democrazia deriva anzitutto dal fatto che essa non può contare da tempo su partiti in grado di svolgere la funzione essenziale assegnata loro dalla Costituzione nata dalla Resistenza antifascista. La questione morale è figlia dell’indebolimento della politica, della sua perdita di autonomia rispetto al mercato e agli interessi privati, dell’affievolimento delle identità culturali e dei punti di riferimento sociali da rappresentare e, conseguentemente, nella destrutturazione delle organizzazioni che fino al secolo scorso avevano integrato nel gioco democratico milioni di donne e di uomini fino ad allora esclusi dall’esercizio del potere istituzionale per ragioni di censo».

È quanto si legge nel documento approvato dall’assemblea nazionale di Articolo uno `Fare costituente´.

«Per questo riteniamo essenziale indicare alcune scelte di fondo in grado di affrontare questa patologia alla lunga insostenibile per il sistema democratico», si aggiunge, in primo luogo «una legge sulla democrazia interna dei partiti sulla base del riconoscimento del ruolo costituzionale ad essi attribuito dall’articolo 49 della Costituzione: diritti minimi degli iscritti, trasparenza e democraticità delle procedure, tutela del pluralismo, delle minoranze interne e della parità tra uomini e donne, regolarità e periodicita’ dei congressi e dei meccanismi di selezione interna, obbligo di dedicare una quota delle risorse ad attività di studio ed elaborazione programmatica e a iniziative per favorire la partecipazione politica delle donne». In secondo luogo, la «reintroduzione del finanziamento pubblico dei partiti su base democratica (=voto degli elettori) e non censitaria (=capacità di contribuzione fiscale dei donatori privati). Finanziamento subordinato a rendicontazione integrale delle spese, certificazione esterna dei bilanci da parte di un’agenzia pubblica indipendente, rispetto dell’obbligo di dedicare una quota delle risorse ad attività di studio ed elaborazione programmatica. Norme più stringenti sui finanziamenti privati a partiti e fondazioni di cultura politica, divieto di utilizzare le risorse dei gruppi parlamentari e consiliari per attività di partito sul territorio».

Infine, il «superamento nell’impianto statutario del nuovo partito di meccanismi di investitura personalistica della leadership, che deprimono il ruolo delle iscritte e degli iscritti e il valore del confronto fra le piattaforme politiche».

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