Matteo Salvini il "russo" e quel patto di ferro col partito di Putin
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Matteo Salvini il "russo" e quel patto di ferro col partito di Putin

Il patto firmato da Matteo Salvini con il partito di Putin Russia Unita non è mai stato disdetto

Matteo Salvini il "russo" e quel patto di ferro col partito di Putin
Matteo Salvini e Savoini quando la Lega organizzava viaggi in Crimea
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

5 Settembre 2022 - 18.19


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Salvini è meglio di Razov. Il leghista è il megafono perfetto di Putin”. Così l’Huffpost titola un “pepato” articolo di Nadia Boffa. Il Razov in questione è Sergey Razov, l’ambasciatore russo in Italia.

Matteo il “russo”

Da Il Sole 24Ore: “A lasciare perplessa la platea di Cernobbio durante i discorsi dei leader del centrodestra è proprio la questione della credibilità sollevata da Letta e da Calenda. Sui conti pubblici così come sulle relazioni internazionali. Il leader della Lega Salvini, quasi a confermare i pregiudizi del gotha finanziario riunito per il Forum Ambrosetti, non rinuncia al ruolo di bastian contrario e rilancia il tema scomodo delle sanzioni alla Russia: «La collocazione dell’Italia a livello internazionale non cambia, a prescindere dal voto. Siamo radicati con i Paesi liberi, democratici e occidentali… Mi domando solo se le sanzioni servono a danneggiare coloro che vorremmo danneggiare. Non vuol dire che ci arrendiamo domani a Putin, ma mi chiedo da europeo, e lo chiedo all’Europa, se questa sia la strada. Noi dobbiamo proteggere le imprese e i cittadini italiani». Mentre Salvini pronuncia queste parole l’alleata Giorgia Meloni, seduta vicino a lui, abbassa la testa e si mette le mani nei capelli. Poco prima sul punto era stata estremamente chiara. «Sento parlare di sanzioni alla Russia e di armi all’Ucraina – sono le parole della leader di Fratelli d’Italia -. In gioco non sono tanto le sanzioni, quanto la credibilità dell’Italia. Se domani il nostro Paese si sfila dai suoi alleati e si gira dall’altra parte le sanzioni ci saranno lo stesso ma noi avremmo perso credibilità». E ancora: «Se l’Ucraina cade e l’Occidente perisce il grande vincitore di domani sarà non solo la Russia di Putin, ma la Cina di Xi Jinping».

Un rapporto che viene da lontano.

Bene a fatto fa rinfrescare la memoria collettiva.

In questo modo. 

Quello riprodotto qui sotto è il testo dell’accordo politico sottoscritto dalla Lega di Matteo Salvini con Russia Unita, il partito del presidente russo Vladimir Putin: lo stesso accordo che sabato sera il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha indicato come una delle ragioni della contrarietà del leader leghista alle sanzioni contro il Cremlino. È stato siglato a Mosca il 6 marzo 2017, poco più di un anno prima che la Lega arrivasse al governo. A firmarlo con Salvini è stato Sergei Zheleniak, vice segretario generale per le relazioni internazionali di Russia Unita. Il quale già all’epoca era sotto sanzioni da parte di Ue e Stati Uniti, per il suo ruolo nell’occupazione della Crimea nel 2014, come lo è ora per l’invasione dell’Ucraina. L’accordo aveva durata quinquennale, quindi fino allo scorso marzo, ma alla scadenza si è rinnovato tacitamente per altri 5 anni, visto che nessuna delle due parti ha manifestato la volontà di recedere. Dunque, è tuttora in vigore. 

Così l’autore Niccolò Carratelli.

Patto di ferro

Il partito politico nazionale russo “Russia Unita” rappresentato dal Vice Segretario Generale del Consiglio per le Relazioni Internazionali S.V. Zhelezniak che agisce a titolo dello Statuto del Partito e della deliberazione del Presidium del Consiglio Generale del Partito del 28 Novembre 2016 da una parte, e dall’altra parte il partito politico “Lega Nord”, nella persona di Presidente del partito Matteo Salvini di seguito denominate “Parti” 

– basandosi su un partenariato paritario e confidenziale tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana;
– esprimendo la volontà di facilitare l’espansione e l’approfondimento della cooperazione multilaterale e la collaborazione tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana;
– tenendo conto che i rapporti tra i partiti sono una parte importante delle relazioni russo-italiane e sono finalizzate al loro pieno sviluppo;
– sulla base dei principi di sovranità statale, rispetto reciproco, non interferenza reciproca negli affari interni di ciascuno, partenariato paritario, affidabile e reciprocamente vantaggioso; 

Hanno concordato quanto segue:

1  Le Parti si consulteranno e si scambieranno informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione Russa e nella Repubblica Italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera della struttura del partito, del lavoro organizzato, delle politiche per i giovani, dello sviluppo economico, così come in altri campi di interesse reciproco.

2 Le Parti si scambieranno regolarmente delegazioni di partito a vari livelli, per organizzare riunioni di esperti, così come condurre altre attività bilaterali. 

3 Le Parti promuovono attivamente le relazioni tra i partiti e i contatti a livello regionale. 

4 Le Parti promuovono la creazione di relazioni tra i deputati della Duma di Stato dell’Assemblea Federale della Federazione Russa e l’organo legislativo della Repubblica Italiana, eletti dal partito politico nazionale russo “Russia Unita” e il partito politico “Lega Nord”, e anche organizzano lo scambio di esperienze in attività legislative. 

5 Le Parti organizzeranno sotto gli auspici di seminari bilaterali e multilaterali, convegni, “tavole rotonde” sui temi più attuali delle relazioni russo-italiane, invitando una vasta gamma di professionisti e rappresentanti della società civile.

6 Le Parti promuovono attivamente lo sviluppo di una cooperazione reciprocamente vantaggiosa e la collaborazione di organizzazioni giovanili, femminili, culturali, umanitarie, ecc. al fine di rafforzare l’amicizia, la formazione giovanile nello spirito di patriottismo e di operosità. 

7 Le Parti promuovono la cooperazione nei settori dell’economia, del commercio e degli investimenti tra i due Paesi. 

8 Il presente accordo entra in vigore all’atto della firma dei rappresentanti autorizzati delle Parti e ha una validità di 5 anni. L’accordo è automaticamente prorogato per successivi periodi di cinque anni, a meno che una delle Parti notifichi all’altra Parte entro e non oltre 6 mesi prima della scadenza dell’accordo la sua intenzione alla cessazione dello stesso. 

9 L’accordo è concluso a Mosca il 6 marzo 2017, ed è redatto in due copie, in due esemplari autentici, in lingua russa e italiana. 

10  Il presente accordo non è legalmente vincolante ed è solo una manifestazione di interesse delle Parti nella interazione e cooperazione.  

Un legame che viene da lontano

A ricostruirlo, con documentata precisione, è Lura Loguercio in un report per pagellapolitica.it dal titolo “I migliori elogi di Salvini a Putin invecchiano proprio male”. Il report è del 24 febbraio 2022, il giorno dell’invasione dell’Ucraina.

Di seguito la spiega: “Nella mattinata del 24 febbraio l’esercito russo ha dato il via all’aggressione militare contro l’Ucraina, segnando così l’inizio di un conflitto di cui si discuteva ormai da settimane. La politica italiana nei giorni precedenti all’esplosione del conflitto ha reagito in modo ambiguo all’inasprimento delle tensioni. Nel centrodestra in particolare l’“osservato speciale” era il leader della Lega Matteo Salvini, che in passato non aveva mai nascosto le proprie simpatie per il presidente russo Vladimir Putin.
Fin dal 2014 Salvini ha infatti sostenuto convintamente le politiche russe su diversi temi considerati controversi dalla comunità internazionale. Dall’annessione della Crimea alla guerra in Siria, passando per le sanzioni europee e gli stretti legami tra Lega e “Russia Unita” (il partito di Putin), l’ex ministro dell’Interno ha fatto spesso dichiarazioni di supporto per il Cremlino che, alla luce degli ultimi sviluppi in Ucraina, gli vengono rinfacciate da avversari politici, giornalisti e non solo.

2014: il supporto all’annessione della Crimea

Nel 2014, quando era segretario federale della Lega ed europarlamentare, Salvini è stato tra i pochi politici europei a sostenere apertamente l’annessione russa della Crimea, avvenuta tra febbraio e marzo di quell’anno. In sintesi, subito dopo la Rivoluzione ucraina che aveva cacciato il presidente filo-russo Viktor Yanukovich, le truppe del Cremlino hanno occupato la penisola della Crimea e indetto un referendum in cui il 97 per cento degli abitanti ha votato a favore dell’annessione con la Russia.
Il voto è stato contestato e ritenuto non valido dalla maggior parte degli organismi internazionali, dalle Nazioni Unite all’Unione europea. Quest’ultima ha risposto, tra l’altro, imponendo una serie di sanzioni economiche contro Mosca, valide ancora oggi.
In questo contesto, Salvini aveva invece difeso la validità del referendum organizzato quando la Crimea era di fatto occupata dalle truppe russe. L’8 maggio 2014 per esempio, in un’intervista al think tank Il nodo di gordio, Salvini aveva dichiaratoche in Crimea «il popolo ha voluto democraticamente abbandonare un territorio, quello ucraino» e si è detto «sempre favorevole al principio di autodeterminazione dei popoli». Pochi mesi dopo, in ottobre, in occasione di un viaggio in Russia  il segretario leghista ha ribadito  su Twitter: «Oggi da Mosca mi sposto in Crimea, dove il 90 per cento dei cittadini ha scelto con [un] referendum di aderire alla Federazione Russa».

La legittimità dell’intervento russo in Crimea è stata difesa da Salvini anche anni dopo, nel 2018, quando era ministro dell’Interno con il primo governo Conte. «C’è stato un referendum» ha ricordato durante un’intervista con il Washington Post, e quando la giornalista Lally Weymotuh gli ha fatto notare che il voto era stato compromesso Salvini ha risposto: «Questo è il suo punto di vista…». L’ex capo del Viminale ha poi affermato che in Crimea erano presenti «alcune zone storicamente russe, con cultura e tradizioni russe» che quindi «appartengono legittimamente» al Cremlino. Questa tesi si pone in aperto contrasto con la Carta delle Nazioni Unite e , se applicata a livello globale, stravolgerebbe la geografia di molti Stati.

2015: due Mattarella per mezzo Putin

Salvini ha spesso affermato di preferire la leadership di Putin rispetto a quella di molti politici europei. Il 25 novembre 2015, per esempio, ha partecipato a una seduta del Parlamento europeo a cui era ospite il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In quell’occasione Salvini – che indossava una maglietta con il volto di Putin – ha criticato l’operato del presidente riguardo ai flussi migratori, scrivendo su Facebook: «Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!».

La stessa dichiarazione è stata riferita anche ad altri politici europei e internazionali, da Matteo Renzi 

 («Sostituirei Renzi con Putin domani mattina!») e Barack Obama, sempre nel 2015, ad Angela Merkel nel 2017 («Se devo scegliere tra Putin e la Merkel… vi lascio la Merkel, mi tengo Putin!»).
In generale, Salvini ha spesso elogiato pubblicamente Putin anche a livello personale, pubblicando sui propri canali social diverse foto insieme. Nel 2017 per esempio ha scritto su Twitter: «Secondo me Renzi non vale neanche un mignolo del presidente russo» e l’anno successivo, quando so sono svolte le ultime elezioni politiche in Russia, ha auspicato la vittoria di Putin definendolo  «uno dei migliori uomini politici della nostra epoca».

2016: senza Putin «avremmo l’Isis in casa»

Nel 2016, nel pieno del conflitto in Siria, Salvini ha più volte applaudito sui social l’intervento militare russo nel Paese, iniziato   l’anno precedente a sostegno del regime di Assad, all’epoca in difficoltà. Il 29 marzo, per esempio, ospite a DiMartedì su La7, Salvini ha affermato  che «Putin è colui che si è mosso in maniera più intelligente in Siria» e a dicembre ha poi sostenuto  a Otto e mezzo: «Se non ci fosse stato Putin ad oggi avremmo l’Isis in casa».

Al di là delle legittime opinioni di Salvini su una questione complessa come la guerra in Siria, il leader della Lega ha sfruttato l’intervento russo nel Paese anche per riportare a galla il tema delle sanzioni europee imposte contro la Russia dopo l’annessione della Crimea, una mossa che la Lega ha sempre citato. Il 22 marzo 2016, per esempio, il leader leghista ha detto  durante la trasmissione Ballarò: «Togliamo le sanzioni alla Russia, Putin è l’unico che finora l’Isis l’ha combattuto».

2017: il gemellaggio tra Lega e “Russia unita”

Il 2017 è l’anno in cui Salvini si è legato ancora di più a Putin. Il 6 marzo il leader della Lega è stato in visita a Mosca, dove ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. Su Facebook, Salvini ha celebrato l’occasione postando una foto di sé nella «splendida metropolitana di Mosca» e ha poi annunciato  la firma di uno «storico accordo» fra la Lega e “Russia unita”, il partito del presidente Putin. Come spiegato proprio dal leader della Lega, l’accordo si fondava su «lotta all’immigrazione clandestina e pacificazione della Libia, lotta al terrorismo islamico e fine delle sanzioni contro la Russia».
Nel corso dei mesi successivi l’accordo tra Russia unita e Lega si è rivelato un gemellaggio a tutti gli effetti. Il 13 luglio 2017, Salvini ha confermato  le informazioni contenute in un articolo de Il Giornale, che rivelava i dettagli di un accordo, della durata di cinque anni, tra il suo partito e quello di Putin mirato a favorire lo scambio di informazioni su temi di attualità e rafforzare le relazioni tra i delegati del Parlamento russo e di quello italiano.

2018: la strana storia di Savoini

Un anno dopo, il 19 luglio 2018, Salvinni ha confermato  lo stretto legame tra la Lega e “Russia unita” nella già citata intervista al Washington Post, affermando però di non aver mai ricevuto fondi per il suo partito da parte della Russia. A febbraio 2019, poi, un’inchiesta del settimanale L’Espresso ha fatto scoppiare il cosiddetto “caso Savoini”. Gianluca Savoini, presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia e collaboratore di Salvini, è accusato di essere il regista di una trattativa – avvenuta il 18 ottobre 2018 – per la vendita di petrolio dalla quale, secondo gli accordi, sarebbero risultati dei fondi neri per il finanziamento della campagna elettorale della Lega in vista delle elezioni europee del 2019. La rivelazione de L’Espresso ha poi dato luogo a un’inchiesta da parte della procura di Milano, le cui indagini sono ancora in corso.

Gli anni recenti

Negli anni successivi l’attenzione riservata da Salvini a Putin è andata affievolendosi, non senza alcune eccezioni. Nel luglio 2019, per esempio, l’allora ministro dell’Interno ha fatto un viaggio istituzionale in Russia e al suo ritorno, intervistato dal Tg2, ha rinnovato l’invito per la rimozione delle sanzioni europee e ha definito il capo del Cremlino come «uno dei più lucidi leader mondiali». L’arrivo della pandemia di Covid-19 ha poi monopolizzato il dibattito, spostando l’attenzione su altri problemi.
Negli ultimi giorni, infine, Salvini ha mantenuto un atteggiamento defilato sul dossier ucraino. Mentre la Russia allineava le proprie truppe sul confine ucraino, il leader leghista ha preferito concentrare la sua comunicazione su altri temi, come i migranti o la sicurezza.. Le poche parole dette a proposito dell’Ucraina sono state nel segno della cautela. Ad esempio il 22 febbraio 2022, poche ore prima dell’invasione russa in Ucraina e subito dopo il riconoscimento unilaterale  delle repubbliche separatiste del Donbass come territorio russo, Salvini ha definito  la possibilità di inasprire le sanzioni europee contro Mosca come «l’ultima delle soluzioni». Il giorno successivo l’Ue ha approvato  all’unanimità l’imposizione di ulteriori restrizioni mirate proprio a indebolire la Russia e fermare il conflitto.
Solo il 24 febbraio la Lega ha condannato  «senza se e senza ma» le azioni russe ed espresso il proprio sostegno a Draghi «per una risposta unitaria degli alleati internazionali». Anche Salvini ha pubblicato diversi post per condannare le azioni russe”.

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