Election day, le strategie e gli schieramenti dei partiti in vista delle elezioni di giugno
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Election day, le strategie e gli schieramenti dei partiti in vista delle elezioni di giugno

26 capoluoghi di provincia, 950 comuni e l'attenzione concentrata soprattutto sul voto in Sicilia: un'analisi approfondita dei movimenti dei partiti italiani in vista di giugno.

Election day, le strategie e gli schieramenti dei partiti in vista delle elezioni di giugno
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20 Aprile 2022 - 09.22


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L’Election day del 12 giugno si avvicina, la tornata elettorale che coinvolgere le amministrazioni di 26 capoluoghi di provincia – e non solo – mira a cambiare gli equilibri politici del paese, in un momento molto delicato. Paolo Molinari ha analizzato lo stato dell’arte nel panorama italiano, tracciando le strategie dei singoli partiti e dei candidati nel suo pezzo per l’Agi.

A meno di due mesi dall’Election day del 12 giugno, il puzzle dei candidati alle amministrative si va riempiendo, sebbene restino ancora vuote caselle importanti, soprattutto per il centrodestra. Al voto per le comunali andranno circa 950 enti, ma il focus sarà sui 26 capoluoghi di provincia (di cui i 4 capoluoghi di Regione Genova, L’Aquila, Catanzaro e Palermo).

Tuttavia, sarà la Sicilia il vero test nazionale. Soprattutto per quello che riguarda lo schema delle alleanze. Sull’Isola si gioca la partita più delicata della prossima tornata elettorale e, non a caso, le forze in campo si stanno ancora studiando.

Partito Democratico e Movimento 5 Stelle sono in corsa per esprimere il candidato presidente. Fra i dem, rimane in campo il nome di Beppe Provenzano, vice segretario ed ex ministro per il Sud. Tra i Cinque Stelle, i nomi in pole sono quelli di Dino Giarrusso e Giancarlo Cancelleri, che avrebbero ingaggiato una corsa interna al Movimento.

I Cinque Stelle sono ancora molto forti in Sicilia, e il Partito Democratico è deciso a seguire la strada dell’alleanza. Che, tuttavia, non basterebbe se non si allargasse il campo alle forze di centro. Lo schema del campo largo lettiano, sull’Isola, potrebbe prevedere una alleanza larga nella quale far entrare l’Udc, forza di centro che gode di un importante peso elettorale, ma c’è da attendere che si dipani la matassa del centrodestra, campo in cui rimane in piedi l’ipotesi della candidatura di Roberto Lagalla, proprio in quota Udc sul quale sta convergendo anche Italia Viva: Davide faraone, candidato renziano, ha infatti annunciato di voler ritirarsi dalla corsa proprio per permettere al suo partito di sostenere Lagalla.

Per quello che riguarda Pd e M5s, c’è da considerare che la partita per l’isola si incrocia con quella del sindaco di Palermo. Il candidato individuato dai due partiti per il capoluogo siciliano è Franco Miceli, presidente del Consiglio nazionale degli Architetti. Un nome messo sul tavolo proprio dal Pd. Dunque, è il ragionamento che si fa tra i Cinque Stelle, il candidato alla presidenza della Regione dovrebbe spettare ai pentastellati. Nel Pd rimane forte, invece, l’ipotesi di candidare Giuseppe Provenzano, già ministro per il Sud e attuale vicesegretario del partito.

Una candidatura forte che risponde anche all’appello di Enrico Letta perché i suoi si mobilitino in massa per vincere la sfida nelle città. Una distanza fra i due partiti che rende più concreta l’ipotesi di primarie per la scelta del candidato.

Francesco Boccia, responsabile della segreteria dem per gli enti Locali, si sta spendendo molto perché l’appello di Letta alla mobilitazione totale del partito sia raccolto. “Nessuno si può sottrarre a questa battaglia che è un vero test in vista delle prossime politiche”, ha sottolineato a più riprese durante gli incontri avuti con gli esponenti di spicco del centrosinistra in Sicilia: “Un test, non solo per verificare la tenuta della coalizione, ma anche per saggiare il reale impegno di ogni candidato”.

Chi si sottrae, è il mantra del Pd, aiuta solo il centrodestra e la discriminante per le candidature alle politiche sarà l’aiuto o meno arrivato al campo largo. Comunque vada, la parola d’ordine del segretario Pd rimane la stessa: “Occhi di tigre”. Alle politiche come alle Amministrative.

L’appello che Enrico Letta ha rivolto alla direzione dem settimane fa, viene rilanciato anche in vista delle elezioni Amministrative e, al momento, sembra essere raccolto dallo stato maggiore dem, a cominciare dagli esponenti della segreteria e dai parlamentari.

A Piacenza Paola De Micheli è in campo al fianco della candidata sindaca Katia Tarasconi per strappare la città al centrodestra. Il lavoro di cucitura portato avanti da Boccia ha permesso di schierare al fianco della candidata tutto il centrosinistra, da Articolo Uno a Italia Viva, passando per Azione e Centro democratico.

A rischiare di più è, tuttavia, il centrodestra, visto che la coalizione controlla 18 su 26 giunte uscenti nei capoluoghi di Provincia chiamati al voto (3 sindaci sono della Lega, 3 di Fratelli d’Italia, 6 di Forza Italia, 4 indipendenti di centrodestra, uno di Coraggio Italia e uno di Cambiamo).

Mentre il centrosinistra controlla 5 amministrazioni uscenti (3 del Pd e 2 indipendenti di centrosinistra). Tre comuni infine vengono da giunte sostenute da Liste civiche. Il centrodestra ha raggiunto l’accordo in 20 grandi Comuni sui 26 che andranno al voto il 12 giugno. Come spiega all’AGI il responsabile Enti Locali di Forza Italia, il senatore Maurizio Gasparri, “in alcuni Comuni il centrodestra ha raggiunto l’accordo per ricandidate i sindaci uscenti, in altri si è scelto di candidare esponenti della società civile, in altri ancora è riuscito a raggiungere l’accordo per la candidatura di esponenti dei partiti. La discussione resta aperta a Verona e a Palermo”, aggiunge Gasparri.

Nella città scaligera è in corso “un confronto interno a Forza Italia fra l’ipotesi di ricandidatura del sindaco uscente, Federico Sboarina, e il sostegno a Flavio Tosi”, ricorda Gasparri.

In Sicilia, la partita interna alla coalizione di centrodestra vede strettamente legata la sfida per Palermo e quella per la presidenza della Regione. Palermo è la casella rimasta vuota, dopo che a Messina si è deciso di convergere verso Maurizio Croce. Forza Italia e Lega sono inclini a sostenere Francesco Cascio, ma incontrano le resistenze di Fratelli d’Italia che nei giorni scorsi ha rivolto un appello pubblico a Silvio Berlusconi perché assumesse una iniziativa per fare chiarezza. “Al momento non è previsto alcun vertice” di centrodestra, spiega ancora Gasparri, “ci sono contatti continui e, poi, valuterà Berlusconi”.

Altro nodo da scogliere per il centrodestra è il candidato a Catanzaro. Continua a far discutere la candidatura del docente universitario Valerio Donato sul quale, oltre a Forza Italia e Lega, sono confluiti anche Udc ed ex esponenti del centrosinistra. Su Donato, però, continua a temporeggiare Fratelli d’Italia. Per questa ragione, i vertici locali dei partiti non chiudono ancora il dossier lasciando aperta la possibilità di rintracciare un candidato espressione di tutta la coalizione.

A Parma invece, è la ricandidatura di Pietro Vignali a far discutere. A fianco dell’ex sindaco che aveva già guidato la città fra 2007 e 2011 ci sono la Lega, Forza Italia, Cambiamo, Noi con l’Italia e la lista civica rappresentata da Fabio Fecci e Fabrizio Pallini. Manca, anche qui, il via libera di Fratelli d’Italia. Nella coalizione rimane però vivo l’ottimismo sul fatto che si possa chiudere in tempi brevi l’accordo.

Il centrodestra è forte e compatto, invece, a Genova dove il sindaco uscente Marco Bucci è sostenuto da tutta la coalizione e ha ricevuto attestazioni di stima anche da Italia Viva e Azione, sebbene il partito di Carlo Calenda non si presenterà nel capoluogo ligure e non sosterrà una coalizione in cui sia presente anche Fratelli d’Italia.

Per dare ancora più forza a Bucci, Matteo Salvini ha perfino annunciato di voler togliere il suo nome dal simbolo della Lega per sostituirlo con quello del candidato sindaco. Una iniziativa che il leader del Carroccio potrebbe ripetere anche in altre realtà. Proprio al nord, infatti, si attende la sfida tutta interna al centrodestra fra le liste di Lega e Fratelli d’Italia. La vittoria dell’una o dell’altra potrebbe rappresentare la cartina di tornale per la leadership della coalizione. E non solo a livello locale.

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