La Lega ieri ha presentato ben 484 emendamenti al testo di legge sullo ius scholae elaborato da Giuseppe Brescia, del M5s. Gli emendamenti sono stati in tutto 768, di cui 167 di Fratelli d’Italia, 15 del Pd, 11 di Italia Viva, 10 di Forza Italia, 9 del MoVimento 5 Stelle, 5 rispettivamente di Leu e Coraggio Italia, 11 di Azione-+Europa, 9 da Europa Verde, 2 di Alternativa.
“Nei prossimi giorni incontrerò i rappresentanti di tutti i gruppi per definire possibili punti di incontro sulle diverse richieste di modifica. In queste ultime settimane in Commissione abbiamo discusso in maniera ordinata di tutto e continueremo a farlo anche su questa proposta di legge molto attesa. È una questione di civiltà che va sottratta dalla campagna elettorale di qualsiasi partito”, spiega Brescia. Il rischio è che la mole di emendamenti servano solo a fare ostruzionismo per una legge che né la Lega né Fratelli d’Italia vogliono.
Anche da parte delle associazioni interessate comunque ci sono stati emendamenti per migliorare il testo: la campagna ‘Dalla Parte Giusta della Storia’ ha redatto un testo, che prevede alcuni punti: “A previsione del riconoscimento della cittadinanza in relazione alla frequenza per cinque anni di uno o più cicli scolastici è, dal nostro punto di vista, da salutare con molta positività. Nel testo base adottato dalla Commissione ci sono, infatti, numerosi elementi interessanti”.
“L’apertura di questa possibilità anche per chi, pur non nascendo in Italia, arriva prima dei 12 anni è una scelta condivisibile, alla luce dell’assenza, nello scenario attuale, di forme di riconoscimento della cittadinanza per chi è figlio di genitori non italiani, è nato in un altro paese e si è trasferito in Italia nei primi anni di vita. Inoltre, si condivide l’idea di non vincolare l’ottenimento della cittadinanza all’esito positivo del percorso scolastico ma di legare il riconoscimento della stessa alla mera frequenza. In aggiunta, è condivisibile l’idea di non sottoporre le e i giovani a un esame che certifichi il livello di conoscenza. Sarebbe ingiusto discriminare chi, a vario titolo, incontra ostacoli nel suo percorso di formazione e configurerebbe un complessivo travisamento del ruolo degli insegnanti che si troverebbero a decidere sul riconoscimento di un diritto così determinante”.
Si chiede, come miglioramento, di modificare il riferimento alla residenza legale, che dovrebbe riferirsi alla sua disciplina codicistica e non alla dimensione anagrafica. “Molte persone, infatti, pur soggiornando regolarmente in Italia sono prive dell’iscrizione anagrafica, spesso in ragione degli ostacoli, di fatto e di diritto, che ritardano o impediscono il suo conseguimento. Non appare equo che i e le minori debbano essere penalizzati in ragione della difficoltà della registrazione della dichiarazione di residenza. In aggiunta, all’interno del testo base è specificato che la dichiarazione deve essere resa da entrambi i genitori legalmente residenti – continua il testo -. Appare preferibile che tale dichiarazione possa essere prodotta anche soltanto da uno dei genitori legalmente residente. Inoltre, sarebbe auspicabile che sia individuata una modalità con la quale anche chi è figlio di genitori non legalmente residenti – si pensi alla condizione di chi, perdendo il lavoro, finisca in condizione di irregolarità – possa conseguire la cittadinanza italiana”.