L’orrore nell’orrore: nella guerra, che è caos, morte e violenza, le ingiustizie pervadono ogni angolo della vita delle persone e le colpiscono in modi diversi, tutti atroci. Così, come sono tremende le immagini delle bombe russe che annientano le case degli ucraini, sono altrettanto allucinanti le notizie, ormai confermate, di discriminazioni razziste al confine tra Ucraina e Polonia.
Non è una storia che come europei possiamo permetterci di minimizzare. Perché mentre coloriamo i nostri palazzi e monumenti di giallo e di azzurro, mentre inviamo aiuti alla popolazione ucraina, a pochi chilometri a nord di questa tragedia se ne sta consumando un’altra, da mesi, nell’indifferenza più o meno generale.
Parliamo di quei profughi soprattutto dall’Afghanistan ma provenienti da tutto il Medio Oriente cui l’Europa ha chiuso le porte in faccia. E adesso, mentre così generosamente le spalanca per i profughi ucraini, vengono in mente le parole di Salvini, pronunciate in Senato due giorni fa: “Ci sono profughi veri, che scappano da guerre vere, e profughi non veri”.
Per Salvini e la destra (basti guardare le scempiaggini pubblicate da Susanna Ceccardi, leghista) in Afghanistan la guerra non è vera; in Yemen la guerra non è vera; le centinaia di guerriglie africane combattute dagli estremisti di Boko Haram, i bambini soldato, i rapimenti, gli stupri, le distruzioni: tutte queste cose non sono vere.
Siamo arrivati al punto che un po’ di onestà, per quanto orrenda possa suonare, sarebbe più apprezzabile di questa mistificazione della realtà che assomiglia (e d’altronde, non ci si può stupire) a quella di Putin in Russia, che continua a chiamare la sua invasione ‘missione di pace’.
Che Salvini e la destra abbiano coraggio: più che profughi veri, dovrebbero parlare di profughi neri. Perché è a loro che stiamo negando la nostra solidarietà, di cui stiamo dimostrando essere molto generosi con gli ucraini in fuga. È a loro che al confine con la Polonia viene negato di salire sui treni per scappare dall’Ucraina: testimonianze di studenti e di cittadini africani residenti in Ucraina che si sono trovati sotto le bombe e a cui è stato negato il diritto di scappare sono state confermate, ma ancora se ne parla troppo poco.
La guerra di Putin ha unito l’Europa più che mai nella sua storia. Ma fatta l’Europa, dovremmo fare gli europei. Ed estendere questa solidarietà, questa empatia, questa accoglienza anche a coloro che scappano da guerre ben più antiche e sanguinose di quella in Ucraina. Perché le guerre non si mettono a confronto e chi fugge neppure. Ed è lampante che l’unica differenza tra i profughi ucraini e quelli africani è la colorazione della loro pelle.