Trattato del Quirinale: cos'è e come cambiano i rapporti tra Italia e Francia
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Trattato del Quirinale: cos'è e come cambiano i rapporti tra Italia e Francia

Molti commentatori politici ritengono che questo nuovo Trattato sarà un punto di svolta importante sul piano delle relazioni europee

Trattato del Quirinale: cos'è e come cambiano i rapporti tra Italia e Francia
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26 Novembre 2021 - 16.12


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Oggi è stato firmato un importante trattato tra Italia e Francia e se vivete a Roma vi sarete accorti delle frecce tricolore italiane e francesi che hanno volato sui cieli della Capitale sotto lo sguardo del Presidente francese Emmanuel Macron e di Mario Draghi e Sergio Mattarella.

Il cosiddetto ‘Trattato del Quirinale’, il cui vero nome è ‘Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Francese per una cooperazione bilaterale rafforzata’, ricalca in qualche modo il Trattato dell’Eliseo, firmato nel 1963 da Charles de Gaulle e Konrad Adenauer e completato dal Trattato di Aquisgrana firmato da Macron e da Angela Merkel nel 2019. 

Questi trattati andavano a stabilire un asse franco-tedesco che è stato centrale nelle relazioni all’interno dell’Ue. Molti commentatori politici ritengono che questo nuovo Trattato, il cui testo è possibile leggere qui, sarà un punto di svolta importante sul piano delle relazioni europee anche perché arriva in un momento in cui lo scenario politico europeo sta per cambiare profondamente, con l’uscita di scena di Angela Merkel in Germania, le elezioni presidenziali in Francia previste nel 2022 e quelle italiane nel 2023. 

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Cosa c’è scritto nel Trattato?

I temi toccati sono molti e hanno come centro una più marcata cooperazione tra Francia e Italia, due paesi che negli ultimi anni hanno avuto rapporti anche piuttosto burrascosi, specie per quanto riguarda la questione delle migrazioni al confine. 

Uno dei punti del trattato sembra pensato proprio in quest’ottica, dato che si legge che le parti si impegnano a lavorare alla “creazione di un’unità operativa italo-francese per sostenere le forze dell’ordine in funzione di obiettivi comuni, in particolare nella gestione di grandi eventi e per contribuire a missioni internazionali di polizia”. 

Il Trattato prevede anche un incontro bi-annuale su ricerca e innovazione, con la partecipazione dei ministeri responsabili per Università e Ricerca, coinvolgendo attori universitari e altri attori pubblici e privati del settore della ricerca e dell’innovazione.

Una delle svolte più significative di questo Trattato è quanto annunciato da Mario Draghi questa mattina, ossia che si sta lavorando alla creazione di un meccanismo per il quale “almeno una volta ogni trimestre, un ministro italiano parteciperà a un consiglio dei ministri del governo francese, e viceversa”. 

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Riguardo ila questione delle migrazioni, il Trattato prevede che «le Parti si impegnano a sostenere una politica migratoria e d’asilo europea e politiche di integrazione basate sui principi di responsabilità e di solidarietà condivise tra gli Stati membri».

L’opposizione

Una delle particolarità di questo Trattato è che se ne è parlato molto, ma non così tanto come ci si sarebbe aspettato da un evento così politicamente rilevante. Il motivo sta nel fatto che in pochissimi hanno avuto da ridire. In Italia praticamente l’unica ad essere contraria a questo trattato è stata Giorgia Meloni, che ha criticato il Governo per non aver coinvolto il Parlamento nelle trattative e ha accusato la sinistra di essere “portavoce degli interessi della Francia”. 

Il resto della destra non ha detto molto. La Lega è piuttosto in armonia con quanto scritto nel trattato, specie per quanto riguarda la gestione della questione migratoria. Anche la destra francese, specie quella capitanata dalla sovranista Marine Le Pen ha accolto positivamente il Trattato. Le Pen anzi ha dichiarato che questo Trattato è la prova che “sono i governi nazionali, e non l’UE, i principali attori della scena internazionale”. 

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