Il Pd scansa Lega e Fratelli d'Italia e si assesta come prima forza politica del Paese: ecco i dati
Top

Il Pd scansa Lega e Fratelli d'Italia e si assesta come prima forza politica del Paese: ecco i dati

Nelle intenzioni di voto degli italiani il Partito democratico consolida il primato con il 20%. In seconda posizione c’è Fratelli d’Italia, con il 19,5%, davanti alla Lega (18,4%)

Il Pd scansa Lega e Fratelli d'Italia e si assesta come prima forza politica del Paese: ecco i dati
Giorgia Meloni ed Enrico Letta
Preroll

globalist Modifica articolo

26 Novembre 2021 - 10.29


ATF

E’ giunto il definitivo sorpasso del Partito Democratico ai danno di Lega e Fratelli d’Italia che ha dato vita ad un nuovo equilibrio politico tendente a sinistra.

Dopo le “scosse” registrate durante le settimane successive alla (doppia) tornata di elezioni amministrative, nell’ultimo periodo i consensi alle forze politiche sembrano essersi attestati su un nuovo equilibrio. In questo nuovo equilibrio, ormai tutti gli istituti demoscopici vedono il Partito Democratico come prima forza politica, sopra il 20%. Nella nostra Supermedia, in seconda posizione c’è Fratelli d’Italia, con il 19,5%, davanti alla Lega (18,4%). In generale, tutti gli scostamenti questa settimana sono minimi, con l’eccezione del calo – non irrilevante – del Movimento 5 Stelle, che perde oltre mezzo punto e scende sotto il 16%.

È possibile che le vicende delle ultime settimane (tra cui la polemica per l’esclusione del M5S dall’ultima tornata di nomine Rai) non abbiano giovato al partito guidato da Giuseppe Conte, che appare piuttosto in difficoltà su diversi fronti. Ma, come spesso diciamo su queste colonne, ci riserviamo di vedere confermata la tendenza nelle prossime settimane per fare ulteriori considerazioni.

Leggi anche:  Laura Cartaginese candidata al Parlamento europeo per la Lega di Salvini

Nel complesso, ad ogni modo, gli equilibri non mutano in modo significativo. Anche perché la dialettica tra le forze politiche nell’ultimo periodo non si è sviluppata intorno a temi particolarmente divisivi, e questo ha ovviamente impedito ai partiti di guadagnare – o perdere – consensi prendendo una posizione piuttosto che un’altra. Anche sull’ultima, importante misura presa dal Governo, ossia il cosiddetto “Super Green Pass” illustrato ieri in conferenza stampa da Draghi insieme ai ministri Speranza e Gelmini, i sondaggi registrano un consenso alto e trasversale. Secondo una rilevazione dell’istituto EMG, ben il 70% degli italiani condivide l’esclusione dei non vaccinati dai soggetti in grado di accedere con Green Pass a determinati servizi (ristoranti, cinema, trasporti pubblici…).

Certo, oltre un quarto degli italiani è contrario a questa stretta. Il numero dei favorevoli è però indicativo anche perché ricalca quasi perfettamente le percentuali stimate verso i partiti che compongono l’ampia maggioranza di governo. Ad oggi, infatti, la “iper-maggioranza” di Draghi vale infatti poco meno del 73% dei voti potenziali, come si vede dal seguente grafico.

Leggi anche:  Ponte sullo Stretto, il Pd annuncia battaglia: "E' un ecomostro inutile, ci opporremo in ogni modo"

Lo stesso grafico, però, ci dice anche che i partiti di governo hanno perso oltre 5 punti nei 9 mesi trascorsi dal giorno in cui l’attuale esecutivo è entrato in carica. Ma la perdita di consenso non è stata uniforme per tutte le componenti: essa è al contrario quasi interamente ascrivibile alla componente del centrodestra “governista” (Lega-Forza Italia-altri), mentre la componente centrista/lib-dem è rimasta sostanzialmente stabile e quella giallo-rossa ha addirittura incrementato, sia pure di poco, il suo bottino di voti virtuali.

Guardando questi numeri, si potrebbe essere tentati di dichiarare estremamente aperta la competizione per le prossime elezioni politiche. Del resto, se ai consensi di una ipotetica coalizione giallo-rossa (circa 38%) si potessero sommare i voti del centro liberale (8%) si arriverebbe a pareggiare il dato del centrodestra unito, che ad oggi vale esattamente il 46%. In politica, però, 2 più 2 non fa quasi mai 4. E che le cose, anche in questo caso, non siano così semplici, lo dimostra un sondaggio SWG di qualche settimana fa.

Leggi anche:  A Bari Pd e M5s sondano Colaianni per una candidatura unitaria dopo strappo Conte-Schlein

Secondo questo sondaggio, le forze che vanno da Leu ad Azione, passando per PD, M5S e Italia Viva, varrebbero sulla carta poco più del 50% dei voti, contro il 47,3% dei partiti di centrodestra; ma, se gli elettori fossero chiamati a scegliere tra queste due coalizioni, sarebbe il centrodestra a raggiungere il 50%, mentre il “super-centrosinistra” allargato (sul modello della fu Unione prodiana degli anni 2005-2006) scenderebbe al 45%. Questo perché molti elettori di sinistra e del M5S preferirebbero non votare il loro partito se quest’ultimo facesse parte di una coalizione comprendente Renzi e Calenda; allo stesso modo, gli elettori più liberali non voterebbero un simile rassemblement, avendo come possibile scelta alternativa – oltre all’astensione – persino il voto a forze di centrodestra (come Forza Italia). Complessivamente, secondo SWG, ben il 17% degli elettori potenziali di questo centrosinistra allargato sceglierebbe di non votarlo, giudicandola evidentemente una coalizione troppo forzata e incapace di esprimere una seria alternativa di governo.

Native

Articoli correlati